Del male nel bene e del bene nel male, si potrebbe dire: secondo le ultime rilevazioni del Consorzio Vino Chianti, riunito in Assemblea nella giornata di sabato 11 giugno, la prossima vendemmia dovrebbe poter vantare una mole complessiva di circa 800 mila ettolitri – la migliore degli ultimi cinque anni – ma l’aumento dei costi di energia e materiali (+10%) è fonte di una preoccupazione pericolosamente concreta.
Le catene di approvvigionamento internazionali erano già sotto stress a causa delle restrizioni introdotte per arginare la pandemia, e con lo scoppio della guerra in Ucraina la situazione non ha fatto che peggiorare: ciononostante, come spiegato nel corso dell’Assemblea di cui sopra, le aziende si impegneranno ad assorbire del tutto i rialzi sul prodotto finale in modo da non travolgere ulteriormente il portafoglio dei consumatori. Chiaro che, così facendo, le cantine rischiano pesanti ripercussioni sulla liquidità: in questo contesto, il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, ha inoltrato un appello di aiuto alle banche: “Ci auguriamo che il sistema bancario ci possa dare una mano per traghettare le aziende fuori da questo momento” ha commentato. “Chiediamo più erogazione di finanziamenti, la possibilità di posticipare le rate dei prestiti e altre forme di sostegno. La priorità adesso è riuscire a reggere di fronte a questa ulteriore tempesta, che sappiamo essere passeggera, per andare verso un 2023 che sarà più roseo”.
La vendemmia, come accennato, sarà più che positiva; ma ciò di cui le aziende necessitano è un aiuto per traghettare la forte incertezza del momento. “Da qui a settembre dobbiamo solo sperare che non ci sia siccità, né le grandinate del passato” ha commentato Busi riferendosi alla vendemmia. “e tutto va bene, l’uva quest’anno c’è e dopo cinque anni si dovrebbe tornare a una produzione normale, intorno agli 800mila ettolitri, e anche questa sarebbe una bella boccata di ossigeno per le aziende della Denominazione”.