I rincari dei prezzi fanno tremare anche il settore del vino, tanto che Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo, ha suggerito di utilizzare materiali diversi al posto delle bottiglie di vetro.
Per fare questo, però, i vari disciplinari di produzione dovranno autorizzare l’uso di materiali differenti. Durante un’intervista rilasciata ad Agi, Prandini ha spiegato che dopo due anni di pandemia, c’è stata una ripresa della domanda. Solo che in questo periodo c’è il problema dell’acquisto di materiali indispensabili per il settore, come il vetro e i cartoni.
Prandini è rassegnata: gli aumenti di prezzo sul prodotto finale saranno inevitabili. Da marzo ad aprile, infatti, il vetro aumenterà del 12%: la cosa gli è stata comunicata con un mese di preavviso, quando sul mercato erano già usciti i listini del 2022.
Il guaio è che, al momento, non c’è alternativa al vetro: se il disciplinare dice che il tuo vino è un Lugana doc solamente se imbottigliato nel vetro, nel vetro dovrà essere imbottigliato. A meno di non modificare i disciplinari, cosa che però richiede delle tempistiche piuttosto lunghe. Per ovviare a ciò, però, si potrebbero autorizzare delle soluzioni temporanee, come per esempio il fatto di sperimentare materiali differenti.
Prandini auspica che i produttori del vino riescano ad assorbire in parte questi aumenti, non scaricando tutto su hotel, ristoranti e bar. Se anche loro si comportassero come i fornitori, risolvere il problema sarebbe semplice: basterebbe scaricare a valle il costo. E si augura che la filiera si rifiuti di farlo, anche se bisognerà trovare un modo per far sopravvivere le imprese.
Prandini sottolinea, poi, un altro aspetto della vicenda: questi aumenti rischiano di vanificare tutto ciò che è satto fatto finora per utilizzare contenitori sostenibili per ridurre l’impatto ambientale. E conclude sostenendo che sia paradossale che i produttori di vino rimangano sprovvisti di vetro, cartone o gabbiette per gli spumanti in Italia, dovendo poi acquistare tutto all’estero.