Cos’hanno in comune le anfore degli Antichi Romani e lo spazio aperto? Semplice: entrambi rappresentano importanti capitoli della storia del vino. Nella giornata di oggi lunedì 4 luglio, infatti, i rappresentanti della Fondazione Italiana Sommelier hanno fatto dono di alcune barbatelle di Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) – una sorta di passaggio di testimone che, di fatto, va a simboleggiare la partenza di un progetto che porterà a sperimentare la viticoltura in orbita, nella Stazione Spaziale Internazionale. Le barbatelle stanno infatti a rappresentare il patrimonio vinicolo dell’intero Stivale – Nebbiolo per l’austero Nord, Sangiovese per il generoso Centro e Aglianico per il profumato Sud -, e la loro consegna è avvenuta in una cerimonia solenne incastonata nello svolgimento del Forum della cultura del vino, la cui edizione corrente è stata dedicata al compianto David Sassoli.
Vino nello spazio, dunque – ma quando? Purtroppo i tempi relativi all’avvio del progetto non sono ancora stati comunicati: l’ASI si è limitata a spiegare che l’iniziativa è da intendersi come parte del più ampio tema della nutrizione degli astronauti e della sfida rappresentata dal produrre piante (ed eventualmente cibo) in assenza di gravità. “Il progetto di sperimentazione sul vino” ha precisato a tal proposito il presidente dell’agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia “rientra nel filone della nutrizione degli astronauti, per la produzione di cibo e per l’ottenimento di risultati scientifici utili. Sarebbe bello bere una calice di vino nello spazio, prodotto in orbita”.