Una crescita portata avanti per i primi quattro mesi del 2022, poi interrotta bruscamente: stiamo facendo riferimento al più recente rapporto redatto dall’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) elaborato sui dati Istat, che di fatto scatta una fotografia particolarmente interessante sull’export di vino italiano. Se infatti, come abbiamo accennato, il settore ha chiuso il primo quadrimestre con una spiccata tendenza positiva – volumi in crescita dell’1,1%, corrispondenti a un valore complessivo di 2,3 miliardi di euro (+12,6%) -, aprile ha visto registrare la prima contrazione in valore (-1%) e soprattutto a volume (-11%).
Si sa, dopotutto, che di fatto aprile è il mese più crudele: il calo in questione interessa particolarmente le vendite dell’imbottigliato fermo o frizzante e, di fatto, era stato ampiamente previsto dagli statisti dell’Osservatorio di Unione italiana vini. “Gli ordini di vino made in Italy hanno iniziato ad accusare un primo rallentamento che sarà più significativo nei prossimi mesi” ha commentato a tal proposito il segretario generale dell’Associazione del settore, Paolo Castelletti, nel sottolineare come di fatto le maggiori preoccupazioni riguardino soprattutto gli aumenti dei costi di produzione – siano questi declinati nella bolletta della luce, nel prezzo dei trasporto o delle materie prime.
Occorre inoltre considerare che, a fine giugno, si è registrato un incremento del vino in giacenza (+3,8% su base annua) che di fatto sta determinando tensioni speculative al ribasso sul fronte dei prezzi. Interessante notare, infine, la forbice sul fronte delle destinazioni tra spumanti e imbottigliati fermi e frizzanti: se i primi mettono a segno crescite a volume in tutti i principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), i secondi dimostrano di essere in ottima salute in Canada e in Regno Unito (rispettivamente +15% e +7%) mentre sembrano trovare difficoltà ad affermarsi negli Stati Uniti e in Germania (-3% e -6%).