Un conflitto sempre più caldo sta segnando il mondo del vino: la cosiddetta pietra dello scandalo è l’introduzione da parte dell‘Irlanda di alcune avvertenze sanitarie (sulla falsa riga di quelle che siamo già abbondantemente abituati a vedere sui pacchetti di sigarette, per intenderci – “Il consumo di alcol provoca malattie al fegato” e via dicendo) sulle etichette delle bevande alcoliche, che ha innescato una forte reazione da parte dei Paesi del blocco europeo che vantano una produzione (e una tradizione) vinicola particolarmente importante. Non manca, naturalmente, il nostro caro Stivale, che di fatto sta facendo fronte comune con Spagna e Francia per contrastare il proverbiale “bollino nero” in etichetta.
La risoluzione dell’Irlanda
Un timore che pare ben consolidato: l’Irlanda impugna la propria scelta con piena consapevolezza, tanto da pronunciarsi a favore di una eventuale estensione di tali avvertenze anche altri altri Paesi dell’Unione Europea. Basti dare un’occhiata (o un ascolto) alle più recenti dichiarazioni della responsabile dell’unità di controllo del tabacco e dell’alcol del Ministero della Salute di Dublino, Claire Gordon, che ha illustrato la speranza di potere dare il via a questa legge “entro 2 o 3 mesi” e che in seguito “tutti gli altri ci seguano”.
“Siamo molto grati e in effetti un po’ sorpresi di aver superato con successo la valutazione Ue” ha poi aggiunto. Quali sono, dunque, i prossimi passi per portare avanti il disegno irlandese? Semplice: le autorità governative locali dovranno necessariamente presentare l’iniziativa agli occhi dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO per gli amici), in quanto le “etichette salutiste” potrebbero naturalmente essere considerate come un ostacolo al commercio internazionale. Uno scrutinio difficile, è chiaro – ma in quel di Dublino si dicono pienamente fiduciosi.
È questo, d’altronde, l’aspetto che sta facendo tremare Italia e compagnia bella – l’introduzione di avvertenze di questo genere potrebbe inevitabilmente andare a intaccare le vendite di vino e altri alcolici in generale, con il rischio di demonizzare il loro consumo e innescando un considerevole danno all’immagine.
La speranza del blocco Roma-Madrid-Parigi, in altre parole, è riposta nelle mani del Wto. “È importante l’intervento del Wto” rincara la dose la Coldiretti “nei confronti di una norma distorsiva del commercio anche con il supporto dell’alleanza costruita dall’Italia con Francia, Spagna e altri Paesi dell’Unione Europea per iniziativa del ministro del Masaf Francesco Lollobrigida”.
Lollobrigida che, tra l’altro, ha dichiarato di aver incontrato negli ultimi giorni il suo “omologo” irlandese, Charlie McConalogue: “Ho avuto modo di spiegare le nostre ragioni su quello che deve essere un sistema di informazione corretto” ha detto il nostro ministro in seguito all’incontro. A giudicare dalla rinnovata risoluzione che tira in quel di Dublino, tuttavia, si direbbe che la missione diplomatica non sia andata particolarmente bene.