Una rapida analisi del più recente rapporto redatto dagli analisti dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini e Ismea sui dati raccolti da Nielsen permette di comprendere che di fatto la galoppata del tasso di inflazione sta andando a intaccare le vendite di vino attraverso il canale della Grande Distribuzione Organizzata e, più generalmente, nelle altre attività di retail. Il rapporto in questione ha di fatto preso in esame i dati inerenti agli acquisti sugli scaffali dei supermercati nei primi nove mesi dell’anno in corso, presentando un quadro che racconta di prezzi in forte salita e consumi in netto calo.
Vino e inflazione: un’occhiata ai numeri
Esatto, salgono i prezzi ma calano i consumi: così, in pochissime parole, potremmo per l’appunto riassumere il quadro tracciato dall’Osservatorio del Vino, che racconta di un calo dei volumi del 7% registrato nel mese di settembre. Un crollo che di fatto equivale a 5,6 milioni di ettolitri e che porta il comparto a una performance ben al di sotto dei livelli dell’ormai lontano pre-Covid. Tendenzialmente quando ci si trova a declinare consumi e ricavi attraverso il filtro dell’inflazione non è raro trovarsi con vendite minori ma ricavi in pari o, nei casi più preoccupanti, perfino in crescita (una semplice conseguenza che la merce, per l’appunto, costa di più); ma nel caso del vino si segnala anche un calo dei valori pari al -3,5% (equivalente grossomodo a 2 miliardi di euro in meno).
Interessante notare, rimanendo in questo contesto, che di fatto sul cumulato dall’inizio dell’anno i prezzi medi totali di vino e spumante siano cresciuti del 4%, anche se pesa, nell’ambito del secondo e del quarto trimestre del 2022, una tendenza che porta a un +7%. La lettura proposta dall’Osservatorio fa perno proprio su di questi aumenti, responsabili del blocco alle vendite: spiccano, analizzando le diverse tipologie di vino, l’importante calo dei fermi (-7,5%), dei bianchi (-6%) e soprattutto dei vini rossi, che ottengono la maglia nera con un catastrofico (-9,2%).
Un’analisi, quella proposta dagli analisi dell’Osservatorio, che come accennato punta il dito soprattutto contro l’imperversare del tasso di inflazione e sulle sue dirette conseguenze sulle tasche (o, per usare termini più raffinati, sul cosiddetto potere d’acquisto) dei consumatori. Non ce la sentiamo, d’altro canto, di biasimarli sti poveri consumatori: in un momento storico in cui sono necessari dei tutorial su come cuocere la pasta con il gas spento per risparmiare, l’acquisto di bottiglie di vino va inevitabilmente a scivolare verso il basso nella scala delle priorità.