Gli italiani sono preoccupati e non bevono più (come prima): questo, in poche parole, il contenuto dell’ultimo rapporto redatto dall’Osservatorio Federvini con Nomisma e Tradelab in occasione dell’assemblea generale; che di fatto sottolinea come l’incertezza derivata dal tasso di inflazione in continua crescita e dall’imperversare della guerra in Ucraina abbiano fatto crollare le vendite al dettaglio di vino del 9,6% su base annua (prendendo in considerazione il primo quadrimestre dei rispettivi anni).
Non che la performance di spiriti e aceti sia invece particolarmente degna di nota: entrambe le categorie fanno registrare una flessione piuttosto notevole, rispettivamente del -5% e del -4,3%. L’analisi in questione segnala, invece, una decisa crescita dei consumi fuori casa, verosimilmente innescata dall’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia, anche se i valori del periodo pre-Covid sono di fatto ancora ben lontani. Note positive anche per quanto riguarda l’export, che di fatto nel primo quadrimestre dell’anno corrente fa segnare un 12% per i vini, +45% per gli spirits e +4,1% per gli aceti.
“È un momento di grande incertezza” ha commentato la presidente di Federvini, Micaela Pallini aprendo i lavori dell’assemblea. “Da mesi segnalavamo il peggioramento della situazione e oggi cominciamo a trarne le prime conseguenze. È necessario un confronto aperto con il Governo e le filiere produttive: nessun settore si salva da solo, quello che chiediamo sono interventi di struttura e misure di mercato, in termini di semplificazioni, promozione e supporto a lungo termine per il nostro export”.