Nonostante il coronavirus abbia messo in difficoltà il mercato del vino italiano nel secondo bimestre dell’anno, soprattutto nel mese di aprile, l’export resiste con grande forza in questo problematico inizio 2020.
Nel complesso, dai dati pubblicati sull’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nella top 10 dei Paesi importatori (che valgono il 50% dell’export del Belpaese) troviamo l’Italia che segna un +5,1% nell’export rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A trainare le esportazioni il mercato USA, con un +10,8%, mentre era addirittura del +40% a gennaio-febbraio 2020, bene anche in Canda con un +7,1%. Va meno bene, invece, il vino francese che registra un -10,1%.
Il mese più critico aprile, con lo stop degli imbottigliamenti che ha causato un decremento in diverse piazze: -5,2% in Giappone, -12,5% in USA, -26% in Svizzera, -48% Cina. Complessivamente sull’anno la perdita è del -7,2%. Va ancora peggio però il vino francese, che registra un calo del -22,2%.
“È un momento decisivo per il futuro del vino italiano – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ; la crisi globale impone di fare ora scelte importanti che influiranno anche sul lungo periodo. Perciò Vinitaly ha moltiplicato i propri punti di osservazione e in questi mesi che precedono il Wine2Wine Exhibition&Forum di novembre condurrà sempre di più le aziende e le istituzioni in un percorso di lettura condivisa e multicanale delle dinamiche di mercato del nostro vino nel mondo”.