Le forze sono schierate, la battaglia alle cosiddette etichette salutiste – introdotte un paio di settimane fa in Irlanda – è ormai alle porte. Su queste pagine abbiamo dedicato ampio spazio alla posizione tenuta dal governo nostrano: opposizione totale, radicale; tanto da arrivare a presentare alla Camera una risoluzione per contrastarle. Il terreno è fertile per il conflitto già da qualche tempo, a onore del vero, con gli schieramenti che vedono da una parte l’OMS, forte della sua linea dura; e i maggiori Paesi produttori di vino e altri alcolici: non sorprende (almeno non troppo), dunque, apprendere che Italia, Francia e Spagna hanno deciso di fare fronte comune e presentare un documento ufficiale di opposizione.
La situazione in Francia e Spagna
Lo stesso ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ventilato la possibilità di questa “alleanza alcolica” durante uno dei suoi ultimi interventi sull’argomento, in cui non aveva esitato a definire l’introduzione del famigerato bollino nero in etichetta una “Scelta gravissima“. Il rischio, naturalmente, è che l’introduzione di scritte che invitano a prendere consapevolezza delle conseguenze negative dell’alcol sulla salute possano danneggiare significativamente gli affari dei Paesi che vantano una tradizione enologica di un certo prestigio (e volume).
In quel di Madrid, infatti, il fronte contro la normativa irlandese è ben compatto: “Ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto” ha commentato a tal proposito il ministro spagnolo dell’Agricoltura, Luis Planas. “Dobbiamo preservare il mercato unico e questo vuol dire avere un approccio comune. Abbiamo rispetto delle competenza degli Stati membri in materia di salute, però qui stiamo regolamentando un prodotto alimentare riconosciuto dal Trattato di funzionamento dell’Ue e abbiamo chiesto alla Commissione di pronunciarsi su questo tema”.
Commissione che, di fatto, ha preferito invece giocare la carta di un silenzio evidentemente complice (che d’altronde si sa che chi tace acconsente), alimentando così i dubbi dei Paesi membri all’opposizione e gettando una pericolosa ombra sul nuovo regolamento sulle etichette alimentari che dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2023.
La richiesta dei tre colossi europei del vino – a cui potrebbero aggiungersi altri cinque membri Ue: Portogallo, Danimarca, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – è in realtà piuttosto semplice: una linea più diplomatica, che inviti a notare la differenza tra il normale consumo e l’abuso senza tuttavia demonizzare completamente il vino e gli alcolici in generale.
E l’Irlanda, protagonista apparentemente ignorata di questa vicenda, che dice? Lollobrigida ha dichiarato di aver incontrato il suo omologo irlandese, Charlie McConalogue: “Ho avuto modo di spiegare le nostre ragioni su quello che deve essere un sistema di informazione corretto” ha detto il nostro ministro in seguito all’incontro. “Quello che chiediamo è un’etichetta che non specifichi che il vino danneggia la salute”.
Stando a quanto trapelato dalle fonti diplomatiche irlandesi, tuttavia, l’incontro non sarebbe stato particolarmente fruttuoso: l’introduzione delle etichette con avvertenze sanitarie segue infatti “una legislazione nazionale del 2018 che ha anticipato la presa di posizione molto positiva della Commissione Ue su una misura analoga nel Piano per battere il cancro”. In altre parole, la mancata opposizione “da parte di Bruxelles rappresenta un altro importante passo per adottare queste norme”.