Anche in Emilia Romagna la vendemmia sarà anticipata – il che, a onor del vero, non dovrebbe affatto essere una sorpresa. Le temperature eccessive degli ultimi mesi hanno infatti spinto diverse colture verso un raccolto precoce; un destino che di fatto è condiviso anche dalle grandi Maison dello Champagne. Ciò che preoccupa particolarmente i produttori emiliani, tuttavia, sono le stime inerenti alla produttività: gli esperti hanno indicato un drastico calo del raccolto nelle aree collinari, dove di fatto è difficile far giungere quella poca acqua rimasta, e i numeri raccontano una flessione del 25-30% in quantità rispetto alla media degli ultimi dieci anni – una vera e propria caduta a picco.
Lo stacco dei primi grappoli di uve precoci per le basi di spumante avverrà già intorno alla prima decade di agosto: in questo contesto, la prima necessità dei produttori è quella di “salvaguardare prima di tutto la vita della pianta e di cercare soluzioni alternative, portinnesti resistenti e tecniche agronomiche di precisione in grado di garantire un maggiore risparmio idrico”, come spiega il presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Mirco Gianaroli, che di fatto invita a costruire bacini irrigui e a investire in ricerca in modo da poter giungere a soluzioni alternative in grado di difendere le produzioni vitivinicole dall’imperversare di malattie e parassiti.
A tal proposito l’appello del presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, rivolto ai parlamentari che saranno eletti sul territorio, è quello di rendersi conto che il cambiamento climatico sta di fatto stravolgendo l’intero sistema economico. “Non si coltiva più senza adeguate reti idriche e senza invasi di stoccaggio nelle aree più fragili” spiega “è praticamente impossibile produrre se di fronte al proliferare di nuovi e sempre più aggressivi patogeni, l’Ue continua a chiedere agli agricoltori di ridurre l’utilizzo delle molecole a disposizione per contrastare tali minacce”.