Cresce il mercato del vino, ma crescono a pari passo anche i costi di produzione: stando ai dati raccolti dall’Unione Italiana Vini, infatti, i rincari che si sono abbattuti su materie prime, trasporti ed energia elettrica, uniti alla vendemmia a bassi volumi, trasforma ogni Cin Cin conviviale in un brindisi amaro.
A metà ottobre vi raccontammo che il costo della “bolletta” si aggirava intorno agli 800 milioni, ma ora, secondo il segretario generale di UIV Paolo Castelletti, “supera ormai 1 miliardo di euro, e questo al netto delle difficoltà nelle consegne del vino, che cominciano a evidenziarsi anche se in misura molto minore che in Francia”. Un mix di ingredienti che, inevitabilmente, non può che inchiodare i consumatori e noi poveri appassionati con la stoccata che i più pessimisti (o forse i più realisti?) già anticipavano: una revisione dei prezzi di listino già accordati con distributori e importatori. E a farne le spese, all’interno del settore, saranno le aziende più piccole e deboli che resteranno stritolate in una pericolosa spirale al ribasso.
“Saremo costretti a ricontrattare i listini già a partire dall’inizio del prossimo anno” commenta Daniele Simoni, Amministratore Delegato di Schenk. “Alcune Doc, come il Primitivo di Manduria, si sono apprezzate fino al 50%, il Prosecco del 30%, ma anche in Toscana o in Piemonte i valori sono lievitati”. Stessa situazione a Erbusco con Terra Moretti, o ancora a Valdobbiadene con l’azienda Mionetto: “Non possiamo pensare di assorbire tutti questi aumenti con le nostre forze”, ha dichiarato il Consigliere Delegato Alessio del Savio.