Secondo quanto rivelato da Unione Italiana Vini, parlando proprio di vino, il prosecco rappresenta il 40% dello spumante italiano all’estero. Tuttavia se al Prosecco classico si associa la versione frizzante, ecco che si scopre che una bottiglia su cinque a livello mondiale (quindi il 21%) vanta il marchio Prosecco.
Soprattutto il mercato ceco va fortissimo: dal 2016 l’interesse per il prosecco è aumentato. All’epoca vennero vendute nella Repubblica Ceca 2,5 milioni di bottiglie, mentre nel 2019 si è arrivati a 5,5 milioni di bottiglie, con una crescita del 26% rispetto al 2018.
E ancora: un report Ismea ha evidenziato come, per a prima volta in assoluto, la domanda estera abbia superato quota 4 milioni di ettolitri, segnando un +8% e un aumento del 5% dei valori. In realtà vanno bene anche i consumi interni con un +6% e una produzione di 760 milioni di bottiglie: di queste, i due terzi vengono esportati all’estero per un valore di circa 3,3 miliardi di euro.
Tuttavia, nonostante anche nel 2019 sia stato registrato un risultato positivo, l’incremento è rallentato. Secondo gli esperti il fatto che la domanda estera sia guidata dal solo Prosecco, si configura come un problema: se è vero che il Prosecco è cresciuto del 21%, è anche vero che l’Asti e altri spumanti Dop sono diminuiti del 10%.
Ma dove va tutto questo Prosecco? Negli USA è stato registrato un +14% nelle richieste, mentre quelle del Regno Unito sono stabili (con introiti diminuiti, però, del 10%). Calo in Germania, mentre in Francia si è notato un aumento del 28%. Anche Canada, Giappone, Cina, Russia, Norvegia e Svezia continuano a chiedere le bollicine italiane, mentre in Finlandia e Danimarca si è registrata una frenata.