Dopo il boom agli inizi degli anni 2000 il vino novello sta affrontando una crisi profonda, che potrebbe addirittura segnare la sua estinzione, tanto che persino il celebre Beaoujoliais nouveau, prodotto alfiere di questa categoria, registra cali preoccupanti.
I produttori puntano il dito contro moda e tendenze, che ora strizzano più l’occhio alle bollicine degli spumanti. E così ecco che, una volta dissipato l’interesse del pubblico, spariscono anche convegni, serate a tema, proposte da parte di ristoranti e altri locali, masterclass e approfondimenti. Per Giovanni Pinna, enologo e direttore generale della cantina Sella&Mosca (Sardegna), questa crisi è piuttosto simbolica dell’intero mondo del vino italiano, colpevole di seguire parecchio le mode. “E bisogna considerare che produrre novello è tra l’altro molto impegnativo e costoso” spiega Pinna, riferendosi alla raccolta e alla tecnica di vinificazione della macerazione carbonica, necessaria alla produzione del novello. E i prezzi di vendita, crollati con l’abbassarsi della domanda, non aiutano a giustificare l’investimento necessario alla produzione.
Anche Mariano Murru, direttore tecnico della cantina Argiolas (che ancora produce qualche bottiglia, seppur su prenotazione) indica la moda come causa principale della crisi, ma addita anche le negligenze di altre aziende, colpevoli di aver “abbassato il livello qualitativo quando ancora andava di moda il prodotto, proponendo un tenore zuccherino molto alto, toni frizzanti, con un po’ di colore.” Scelte che hanno, inevitabilmente, portato a decadere la nomea del novello, che nel tempo “si è fatto la fama di un vino senza pretese”. Non tutto è perduto, però: per Murru il vino novello ha ancora qualche asso su per la manica, e potrebbe rappresentare un punto di contatto tra i giovani e il mondo del vino, a patto che nell’immediato futuro venga curato maggiormente il legame con il territorio di provenienza, “cosa cui il consumatore fa sempre più attenzione e che ora non accade”.