Quale stress test migliore della peggiore siccità degli ultimi 70 anni? Secondo quanto rilevato dai ricercatori della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano e da Winegraft – start-up italiana che sostiene la ricerca nell’ambito dei portainnesti – il 100% dei vigneti impiantati sui cosiddetti portainnesti M stanno rispondendo con ottimi risultati alla morsa della siccità. Nello specifico, il monitoraggio è avvenuto sugli oltre cento ettari vitati distribuiti in tutta Italia, cresciuti di fatto del 300% negli ultimi due anni: i risultati appena accennati rappresentano di fatto una notizia tanto attesa quanto rassicurante per il mondo del vino, che di fatto sta affrontando una vendemmia macchiata dall’imperversare del maltempo e dalla carenza idrica.
Attilio Scienza, professore dell’Università di Milano, è addirittura del parere che i vigneti innestati in questo modo “faranno la differenza nella prossima vendemmia con risultati quali-quantitativi eccellenti” grazie alla loro miglior resilienza alle condizioni di stress idrico – condizioni che, ormai l’avrete capito, sono proprie della nuova normalità. “Questi portainnesti inducono la vite ad un uso attento dell’acqua, quasi parsimonioso, che consente di non interrompere l’attività fotosintetica anche in condizioni di stress elevato” spiega a tal proposito Lucio Brancadoro, docente e ricercatore della facoltà di Milano, nel sottolineare come le rilevazioni in Franciacorta e nel Chianti Classico abbiano fatto registrare un’attività fotosintetica superiore del 35% e del 20% rispetto ai più comuni portainnesti.