Il 2021 è stato un anno da record per il mondo del vino. Vuoi per la necessità di rendere più sopportabile l’imperversare della pandemia, o vuoi per le “grandi capacità di resilienza e ripresa” dell’intero settore, come sostiene Federvini, le vendite di vini nella GDO hanno segnato una crescita del 3,7% sull’anno precedente, mentre le esportazioni hanno superato i 7 miliardi di euro (+20%), tanto che il vino è diventato il primo prodotto per export in Europa. Eppure, i costi di produzione in continua salita alimentano previsioni tutt’altro che rosee per il 2022.
“Prezzo del cartone quasi raddoppiato, costo dei tappi aumentato del 40% e il vetro di un buon 25” scrive Federvini. “Il trasporto su gomma ha avuto aumenti di oltre il 25%, mentre il record si è avuto sui noli marittimi: +400% rispetto al 2020”. Le prime tensioni sul fronte dei prezzi e delle materie prime si manifestarono già nell’estate del 2021, peggiorando progressivamente nei mesi successivi, e ora, con il 2022 che non fa sperare in alcuna inversione nei trend di crescita, il mondo del vino si prepara a navigare in acque burrascose. “Il 2022 ha tutte le premesse per diventare l’anno della tempesta perfetta da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti, che ha danneggiato pesantemente il nostro export” commenta la presidente di Federvini Micaela Pallini. “A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori”.