False gare di appalto e conflitti di interesse curiosamente celati per intascare i fondi europei destinati a rafforzare la competitività del settore agricolo europeo. Queste, in poche parole, le accuse che pesano sull’Unione Italiana Vini, società che raccoglie a sé più di 150.000 viticoltori, più del 50% del fatturato italiano di vino e oltre l’85% del fatturato dell’export di vino; e che hanno portato al sequestro di oltre due milioni di euro. Le indagini, portate avanti dalla Procure di Milano della Corte di Conti e dalla Procura europea, hanno infatti smascherato l’apparente intento della cooperativa di accaparrarsi i fondi comunitari per il progetto Native grapes academy che aveva l’obiettivo, come accennato, di promuovere la produzione agricola.
Oltre 2 milioni di euro sequestrati dall’Unione Italiana Vini: i dettagli
Come anticipato in apertura di articolo, l’Unione Italiana Vini è sospettata di avere organizzato false gare di appalto e nascosto dei conflitti d’interesse con Veronafiere – l’ente che organizza Vinitaly, come ben saprete – per intascarsi un grosso finanziamento pubblico europeo. La società, stando a quanto lasciato trapelare dalla Procura regionale della Corte dei Conti, si è già occupata di risarcire integralmente il danno alla “Agenzia della Commissione europea danneggiata” pur non rendendo “ammissioni di responsabilità”.
Ma mettiamo un po’ di ordine: la pietra dello scandalo come anticipato è il progetto Native grapes academy, nato con lo scopo di rafforzare la “promozione di prodotti agricoli, nel mercato interno e nei Paesi terzi”. La frode, secondo gli inquirenti, è stata perseguita in due modi: l’Unione Italiana Vini avrebbe infatti prima individuato in Veronafiere la società per eseguire il progetto in questione con una falsa gara d’appalto, atta a celare alle autorità europee un preesistente conflitto di interessi tra le due società.
A questo punto, le due aziende avrebbero stipulato un contratto di servizi con lo scopo di insabbiare il fatto che, assegnando per l’appunto il contratto a Veronafiere, il 35% della somma versata sarebbe finita nelle tasche dell’Unione Italiana Vini. Conti alla mano, il danno ai fondi pubblici ammonta a un totale di 2.085.810 euro – la stessa somma per cui è stato disposto il sequestro, per l’appunto.
Unione Italiana Vini, pur avendo restituito la somma, nega ogni responsabilità; anzi: la decisione di restituire il denaro, ha precisato la società in una nota stampa, è da considerarsi atto realizzato “esclusivamente per spirito di leale collaborazione e rispetto nei confronti delle autorità giudiziarie procedenti e della stessa Agenzia europea”, ma che di fatto “non equivale in alcun modo ad ammissione di responsabilità rispetto alle ipotesi contestate”.