Il timore era ben fondato: alcune delle eccellenze del cosiddetto Made in Italy, nonché pietre angolari della dieta mediterranea rischiavano di rimanere penalizzate dai criteri di selezione per l’accesso ai fondi europei per le attività di promozione. Ve ne parlammo già verso l’inizio di quest’estate, quando il mondo del vino – uno dei più toccati dalla novità ed evidentemente ancora scosso per la discussa ambivalenza alcol-sigarette – inviò una lettera alle autorità europee ventilando il timore di essere discriminate nell’assegnazione dei fondi. Una discriminazione che, di fatto, avrebbe coinvolto anche prodotti come la carne rossa, altre tipologie di alcolici e salumi, giudicati come potenzialmente dannosi per la salute dalle autorità sanitarie europee.
Un filone, quest’ultimo, che trova risonanza anche nelle più recenti linee guida adottate dall’OMS, che ha sottolineato a gran voce come di fatto non esista un consumo di alcolici da considerarsi sicuro: l’obiettivo delle autorità sanitarie, in questo ambito, è quello di tagliare del 10% il consumo pro capite entro il 2025. Il rischio di essere penalizzati nel contesto della promozione, tuttavia, pare sia stato sventato: l’Italia ha infatti votato contro alla proposta di Programma di lavoro annuale 2023 insieme ad altri nove Stati membri, tra cui la Francia e la Spagna. Ricordiamo, infine, che sul piatto del programma – che per l’appunto i criteri di selezione per l’accesso ai fondi Ue – ci sono circa 186 milioni di euro.