A causa del Coronavirus in Veneto è diminuito il consumo di vino, mettendo a rischio anche il prosecco. Ma non solo: paura anche per la raccolta delle fragole. Nonostante all’inizio dell’emergenza Covid-19 si fosse parlato di un aumento di consumo del vino (presi dall’ansia i consumatori avevano acquistato più bottiglie di vino e birra), in realtà con ristoranti e bar chiusi, il mercato del vino veneto ha subito un taglio delle vendite di quasi il 40%. E a rischiare sono il Prosecco, la Valpolicella e il Soave.
Inoltre ci sono problemi per la raccolta: le fragole rischiano di rimanere nei campi, così come le prossime colture a dover essere colte, cioè sparagi, zucchine e cavolfiori.
In questo caso è la mancanza della manodopera degli stagionali a farsi sentire con l’ovvia conseguenza che, se le colture non vengono raccolte, rimarranno a marcire nei campi.
In parte la manodopera straniera non può arrivare in Italia per via dei blocchi nei trasporti, altri invece che potrebbero riuscire a raggiungere l’Italia, visti tutti i casi di Coronavirus preferiscono non rischiare. Servirebbero almeno 65mila braccianti stagionali per far andare avanti la raccolta: l’anno scorso era stati assunti 79mila braccianti, ma la maggior parte sono stranieri dell’Est Europa.
I sindacati hanno sottolineato che se non si comincia la raccolta, oltre alla perdita di posti di lavoro, verranno bloccate tutte le attività di trasformazione dei prodotti e relativa filiera, con stop degli approvvigionamenti alimentari.
Il che crea una situazione paradossale: la filiera agricola è fra quelle considerate essenziali e quindi le sue attività lavorative non sono state fermate, ma mancano i lavoratori. La soluzione sarebbe arruolare tutti coloro che si sono offerti di collaborare, magari anche perché rimasti temporaneamente senza lavoro. Ma bisogna trovare un sistema per inserirli correttamente nelle aziende.
Per fare ciò, Confagricoltura Veneto chiede i voucher, ma dal Governo mancano i provvedimenti necessari.