I Record Club esistevano già negli anni Cinquanta e Sessanta, a Londra. Questi servizi erano a disposizione delle etichette discografiche per vendere i propri vinili ai clienti che non avevano a disposizione un negozio di dischi sotto casa.
Un’idea superata dai servizi di delivery a domicilio, primo tra i quali Amazon.
Basta scorrere i prodotti, selezionare ciò che ci interessa e, nel più breve tempo possibile, arriva comodamente da noi, direttamente a casa. In molti casi è possibile addirittura pre-ordinare, quando la curiosità e la smania per l’oggetto che desideriamo è incontenibile.
Però, i Record Club –con la loro aura di esclusività perché, diamine!, è pur sempre un club– sono tornati in pompa magna, come riferisce La Repubblica.
E non soltanto a Londra. Ora, con un semplice abbonamento, i dischi vengono spediti ovunque e con una marcia in più: l’abbinamento con le bottiglie di vino e di birra artigianale.
Una volta ricevuto il pacchetto, insomma, basterà poggiare il vinile sul giradischi, mettersi in poltrona e stappare la bottiglia.
Sono due i Record Club che effettuano questo tipo di servizio: Hurd, che fa capo a Jack Miles, e Stylus Vynil, sotto la direzione di Russell Cork.
Hurd prevede un’iscrizione. Per 17,99 sterline al mese (pressappoco l’equivalente di 21 euro) si propongono 3 diversi pacchetti: in tutti i casi una stampa personalizzata di un vinile 7′ con due tracce di artisti emergenti scovate dagli esperti del sito e poi, a scelta, quattro bottiglie di sidro o di birra artigianale oppure una selezione tra le due alternative precedenti.
“Il nostro Record Club è caratterizzato da due cose, la passione per i vinili e la curiosità verso la nuova musica.”
Secondo Jack Miles, birra e musica sono l’abbinamento ideale per chi –come lui e la collega Gabriella– si stanca facilmente dei lavori canonici ed è sempre alla ricerca di realtà più creative, ricche di nuovi stimoli.
La musica è quella di artisti indipendenti, spesso scovati su blog personali oppure su bandcamp o ancora su Soundcloud.
Per quanto riguarda le birre, i produttori artigianali sono ormai ovunque ed è facile reperire informazioni in rete riguardo anche le più piccole produzioni.
Stylus Vynil, invece, propone abbonamenti più corposi e dunque esosi.
Anche qui sono tre le formule a disposizione: il mensile a 35 sterline (41 euro), il trimestrale a 100 sterline (118 euro) e, addirittura, l’annuale a 375 sterline (440 euro).
Russell e la moglie Lacey si dividono i compiti: lui si occupa della musica per i vinili personalizzati da 12′; Lacey, invece, della gestione e della logistica degli abbonamenti.
Russell, a differenza del collega, ha stretto accordi anche con case discografiche molto importanti, in modo tale da poter utilizzare anche i diritti di grandi artisti, per le proprie incisioni. Ma la parte più divertente, afferma Russell, è la scelta del vino da abbinare all’ascolto del vinile.
Una volta al mese, infatti, si incontra con alcuni membri della Great Western Wine per ascoltare musica e selezionare i vini da degustare in abbinamento a ciascun disco. Naturalmente Russell ha attinto anche al patrimonio enologico italiano: per i Rolling Stones, ad esempio, ha pensato a un Brusco dei Barbi, un rosso toscano — “dalla personalità spiccata”.
Sicuramente, abbinare i vinili ai vini o alle birre è un gran modo per permettere a questi mondi di interagire tra loro.
E, non meno importante, per allungare l’apparentemente inesauribile vita del vintage. Ci sarà sempre, in qualche parte del mondo, qualcuno che ama l’inconfondibile suono della puntina del giradischi sotto cui ruota, placido, il vinile.
[Crediti | Link: La Repubblica]