Non ci siamo mai dati particolare pena per come vivono e soprattutto muoiono orate, branzini e trote –i pesci che compriamo al supermercato– negli allevamenti ittici italiani.
Ma le impressionanti immagini girate di nascosto in alcuni grandi allevamenti del centro e nord Italia tra il 2017 e il 2018, quindi pubblicate dalla ONG italiana Essere Animali inizieranno a smuovere qualcosa.
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Perché stanno rapidamente facendo il giro del mondo, e perché, in particolare, le pratiche nel settore, privo di una regolamentazione incisiva, sono orribili e preoccupanti.
Il video mostra ammassi di orate, spigole e trote in gabbie prive di qualunque riparo che, levate dalle reti e sistemate su lastre piene di ghiaccio vengono lasciate asfissiare lentamente, mentre passano gli ultimi istanti di vita battendo colpi convulsi sul pavimento.
I pesci possono agonizzare anche per un’ora, alcuni vengono finiti a colpi di manganelli di metallo.
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Claudio Pomo, uno dei fondatori di Essere Animali, ha detto al Guardian:
“Gli allevamenti ittici hanno problemi gravissimi: nessuna legge protegge i pesci che, dopo aver passato la vita in vasche d’ingrasso dallo spazio vitale inesistente, dove la densità estremamente alta porta ad aggressioni fra animali e acque più sporche con possibile diffusione di malattie, vengono lasciati lentamente morire di asfissia”.
“Gli scienziati hanno scoperto che i pesci provano dolore”, ha aggiunto Pomo. “La maggior parte dei cittadini europei è d’accordo con noi sul fatto che è ora di concedere ai pesci almeno i diritti fondamentali riconosciuti agli animali di terra”.
Gli esemplari così terribilmente uccisi vengono poi inviati a milioni nei più grandi supermercati italiani.
Essere Animali ha appena lanciato la campagna “Anche I Pesci“, diretta proprio alla Grande Distribuzione Organizzata, affinché intervenga per costringere gli allevamenti fornitori all’impiego di pratiche meno crudeli, rivolgendo a Coop, Conad, Esselunga, Lidl e Pam Panorama una petizione apposita.
[Crediti | The Guardian]