Non preoccupatevi – se non lo ricordate siamo qua apposta per generare tanti promemoria quanto basta. Il nostro protagonista è Adriano Panzironi, ai più noto che ideatore della dieta Life 120, regime che consiglia – in ordine sparso – carne di maiale a colazione, una severa messa al bando dei carboidrati e puntuale assunzione di integratori prodotti da (l’avrete intuito) lo stesso Panzironi.
Le controversie sono numerose ma somiglianti tra loro. Esempi sparsi: Life 120 è stata bocciata dal Tar, denunce per truffa, accuse di diffamazione da parte della comunità medica. Nel gennaio 2022 Panzironi è finito a processo per esercizio abusivo della professione medica, e la notizia dell’ultima ora è che il tribunale monocratico di Roma l’ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione.
Ma in cosa consisteva la dieta di Panzironi?
La sentenza parla chiaro: il nostro avrebbe esercitato “abusivamente la professione medica nei confronti di una numerosa platea di ascoltatori” ed era solito somministrare, “anche in forma personalizzata, particolareggiate indicazioni sul regime alimentare e programmi e metodi di nutrizione, scientificamente qualificabili in termini di dieta, prescrivendo l’assunzione di integratori alimentari da lui stesso commercializzati online”.
Integratori, vale la pena notarlo, giudicati con “potenziale nocività”. Il regime Panzironi esclude pasta, riso, mais, patate e legumi; e concede il semaforo verde ai grassi, tanto quelli vegetali che quelli animali, accompagnati da verdure e un poco di frutta. Occhio ai latticini, però: il guru era dell’idea che fossero responsabili dell’aumento del rischio di tumore. A meno che non si parli di ricotta, gorgonzola, panna e mascarpone – lì va benone, purché in ridotte quantità.
Nel mirino dell’accusa è finito anche il libro da lui stesso redatto, l’eloquentissimo Vivere 120 anni. La comunità scientifica, come accennato, aveva da tempo e a più riprese condannato le pericolose idee di Panzironi (tant’è che nel procedimento si sono costituti parte civile gli ordini provinciali dei medici di Roma, Venezia, Napoli e Milano): la sentenza, in questa ottica, ha ribadito un punto già ovvio.