La notizia impazzava sui social: Starbucks stava per aprire a Caracas, in Venezuela. I TikToker invitavano già a mettersi in fila per accaparrarsi una tazza di caffè (se vi sembra esagerato, è perché non vi ricordate le code quando Starbucks arrivò in Italia) e la filiale della celebre catena di caffetterie internazionale stava facendo il pienone di clienti. Solo che non era un vero Starbucks.
Il logo era quello della compagnia californiana, con la sirena a due code e il claim “We Proudly Serve”. Il menu anche, con il Frappuccino e tutto il resto. Ma il negozio, comparso in un supermercato nella zona orientale della città, non è per nulla uno Starbucks. Almeno, non uno Starbucks autorizzato.
L’azienda infatti ha rilasciato una dichiarazione in cui si è dissociata dalla nuova caffetteria di Caracas: eppure lì si beve il caffè nel bicchiere con il nome scritto a pennarello e il logo della catena. Alla fine, il Ceo del supermercato “incriminato”, messo alle strette, ha dovuto riconoscere che, sebbene utilizzino il logo Starbucks e i suoi prodotti, non sono un negozio Starbucks ufficiale, poiché la società non opera in franchising. “Stavamo solo cercando di rendere l’esperienza di acquisto nel negozio più piacevole e divertente aprendo la caffetteria” ha ammesso in un’intervista con il sito di notizie locale, El Nacional.