Vendemmia avara per il Centro e il Sud: si registrano cali tra il 20 e il 40%

La vendemmia 2023 sta entrando nel vivo: dati alla mano, pare che i tagli alla produzione abbiano colpito soprattutto Centro e Sud.

Vendemmia avara per il Centro e il Sud: si registrano cali tra il 20 e il 40%

Che la vendemmia 2023 fosse avara di buone notizie l’avevamo già intuito da qualche tempo. Verso la fine di agosto le stime parlavano di una produzione nazionale che avrebbe inevitabilmente pagato dazio per il caldo eccessivo, per le violenze del cambiamento climatico e, ultima ma di certo non per importanza, per la rinnovata lotta alla peronospora, che avrebbe colpito in particolare la dorsale adriatica. Insomma, le premesse (almeno per quanto riguarda il livello quantitativo: la partita della qualità, come già scritto in precedenza, è ancora da giocare) non erano delle migliori.

Complessivamente il taglio alla produzione preventivato si aggirava intorno al 14% in meno rispetto allo scorso anno – una mole che avrebbe piazzato la vendemmia 2023 tra le peggiori di sempre, in termini puramente quantitativi, per il vino italiano. Si tratta, tuttavia, di un taglio non del tutto democratico: a pagare il conto più salato, infatti, sono state soprattutto le regioni del Centro e del Sud.

Vendemmia 2023: Centro e Sud pagano dazio

vino rosso

Numeri alla mano, si potrebbe dire che le grandi regioni vitivinicole del Nord abbiano a malapena percepito la portata del taglio alla produzione: il Piemonte fa registrare un umilissimo calo del 2% sulla propria vendemmia, ad esempio; mentre spostandoci più a Est, verso Veneto e Lombardia, troviamo addirittura degli aumenti in termini quantitativi – rispettivamente del 5 e del 15%.

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Come accennato in apertura di articolo la situazione assume sfumature decisamente più drammatiche man mano che ci si sposta verso il meridione. Un primo assaggio lo troviamo in Emilia Romagna, colpita da un calo stimato del 4,5% (su cui indubbiamente pesano anche i danni causati dall’alluvione della scorsa primavera); poi seguita dal -20% di Toscana e Lazio, dal -25% delle Marche al -30% di Sicilia e Puglia, al -40% dell’Abruzzo.

In definitiva i dati, emersi dai più recenti rapporti redatti dall’Unione Italiana Vini (Uiv), Ismea e Assoenologi e presentati a Roma, parlano chiaro; ma è bene notare che gli esperti invitano ancora ad approcciarsi con una certa cautela, sottolineando che il grosso della raccolta dovrebbe tenersi tra la fine del mese di settembre e ottobre – un appuntamento che potrebbe fare mutare ancora profondamente il quadro nazionale della vendemmia.

A minare la produttività del vigneto del Centro e del Sud Italia, come accennato in apertura di articolo, sono state soprattutto le forti temperature e l’imperversare della peronospora, vera protagonista indesiderata del 2023 vinicolo. Rimane, in ogni caso, da giocare la partita della qualità: le varietà più precoci già in cantina, dicono gli esperti, fanno ben sperare.