Le previsioni di Osservatorio del Vino parlano di una vendemmia 2019 con un calo del 16%. Tuttavia, nonostante questi dati, l’Italia si conferma il primo produttore mondiale di vino con i suoi 46 milioni di ettolitri. Questi dati sono i più completi mai raccolti finora e questo perché UIV, Ismea e Assoenologi hanno riunito le forze per fornire un quadro dettagliato.
Secondo le elaborazioni effettuate a fine agosto, la produzione italiana di vino del 2019 sarà di 46 milioni di ettolitri, con una diminuzione del 16% rispetto a quella del 2018, attestatasi a 55 milioni di ettolitri. Nonostante una vendemmia non proprio entusiasmante, l’Italia dovrebbe comunque riuscire a mantenere la leadership nel settore perché le stime della Francia e della Spagna arrivano, rispettivamente, a 43,4 milioni e 40 milioni di ettolitri.
Le previsioni vendemmiali 2019 sono state presentate durante un’apposita conferenza stampa tenutasi al Mipaaft. Erano presenti all’evento Ernesto Abbona, presidente di UIV; Raffaele Borriello, direttore generale di ISMEA; Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi; Fabio Del Bravo, dirigente ISMEA; Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins. Moderatore dell’incontro è stato Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini.
Durante la serata, Ernesto Abbona ha spiegato che la vendemmia 2019 rientra nella media degli ultimi anni, anche se con una flessione rispetto all’eccezionale produzione dell’anno passato. La qualità è variabile, si va dal buono all’eccellente a seconda delle zone. Si prevede anche che i prezzi sui vini a DO rimarranno costanti, visto che rimarranno nei volumi dei disciplinari e sentiranno di meno la flessione, mentre potrebbe esserci un ritocco nei costi verso l’alto per quanto riguarda gli sfusi. Il primato produttivo mondiale è mantenuto, anche se ci sono preoccupazioni in merito ad alcuni mercati importanti, attenuate però dal fatto che gli accordi di libero scambio creano nuovi mercati. Si è notata anche una leggera crescita del mercato interno.
Preoccupato delle incertezze dei mercati è anche Raffaele Borriello: negli ultimi anni l’export è aumentato anche grazie alle politiche incentrate sulla qualità dei prodotti. Tuttavia l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea a causa della Brexit e le incertezze del nuovo assetto geopolitico mondiale fanno pensare a un mercato sempre più difficile da interpretare e gestire. Saranno necessarie strategie flessibili e complesse, assumendosi anche maggiori rischi per garantirsi nuove opportunità. L’importante sarà riuscire ad anticipare le tendenze evolutive.
Riccardo Cotarella ha poi sottolineato come le variazioni del meteo di quest’anno, soprattutto con le basse temperature di maggio e le piogge abbondanti, abbiano rallentato il ciclo vegetativo della vite, causando la flessione di produzione del 2019. La maturazione è in generale in ritardo di 10-15 giorni. Anche i cambiamenti climatici da un clima temperato a uno caldo arico con precipitazioni irregolari e a carattere temporalesco hanno creato problemi alle produzioni e alla maturazione, anche all’interno di uno stesso appezzamento. In un contesto simile è fondamentale la figura dell’enologo che, tramite competenze e esperienze, dovrà riuscire a mantenere alto il livello qualitativo dei vini.