Campbell, il celebre marchio alimentare americano, ha annunciato che si separerà da alcune attività che al momento valgono il 25% della fatturato. Più in dettaglio, i dirigenti stanno considerando l’ipotesi di cedere l’intera azienda, resa celebre da Andy Warhol nel 1962, con una delle sue opere più famose, Campbell’s Soup Cans.
Nonostante quella lattina sia diventata un’icona della pop-art, un marchio da leggenda, nonché uno dei simboli del progresso anni Cinquanta, per una donna che si emancipava e non perdeva tempo in cucina, oggi Campbell, come una parte del settore dei prodotti alimentari in scatola, segna il passo.
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Sconta, dicono gli esperti di marketing, la maggiore attenzione dei consumatori a cibi salutistici e personalizzati. E sì che, negli anni più recenti, l’azienda americana ha tentato la sfida del cibo fresco, acquisendo marchi di prodotti bio per bambini (Plum Organics) e di succhi di frutta freschi (Bolthouse Farm).
Campbell nasce nel 1869 per volontà di Joseph A. Campbell, commerciante di frutta del New Jersey. Diversi anni dopo, nel 1897, inizia a lavorarci John T. Dorrance, il chimico che inventerà la zuppa condensata in lattina. Che resta una creazione degli anni Cinquanta, un prodotto di massa accessibile a tutti sulla scia del boom economico.
Nel frattempo, la rinnovata sensibilità salutista ha spostato l’attenzione da prodotti legati all’immagine di cibo industriale: fatto, finito e standard.
Mentre oggi, al contrario, cerchiamo la personalizzazione, oltre al fresco, al crudo e a una sostanziale sintonia con la natura.
Le aziende coinvolte sperano in una svolta bio del settore, almeno i tentativi di marchi come Nestlè, Findus, Star, Knorr vanno in quella direzione. Anche se aziende italiane come Montana hanno messo a segno aumenti di fatturato anche nelle ultime stagioni segnate dalla crisi, in particolare grazie, oltre design accattivante e confezioni semplici da aprire, all’introduzione della carne di vitello che è piaciuta molto al mercato.
[Crediti | Corriere della Sera]