Non siamo drastici: più che di un “addio” è forse più corretto parlare di un “trasloco”, ecco. Cala il sipario sull’esperienza di Valerio Braschi al Vibe, ristorante milanese aperto poco più di un annetto fa, ma quel che non tramonta è l’avventura meneghina del nostro protagonista. Braschi, dicevamo, si trasferisce: da Porta Genova a piazza Duomo.
A lanciare la proverbiale pietra è il nostro stesso protagonista con – come ormai di consueto – un breve video pubblicato sul proprio profilo Instagram. C’è l’entusiasmo, ci sono i ringraziamenti di rito, c’è quell’aria divertita e bonariamente frenetica che già si respirava in occasione dell’addio al 1978. Bando alle ciance, dunque: che sappiamo della nuova apertura di Braschi?
Tutto quello che c’è da sapere del nuovo ristorante di Valerio Braschi
“Vi faccio un piccolo spoiler” spiega l’ex MasterChef, il Duomo di Milano eloquentemente torreggiante alle sue spalle. Braschi, come già riportato dai colleghi di Scatti di Gusto, andrà a occupare gli spazi al primo piano dei Portici Settentrionali di piazza del Duomo; e potrebbe dunque trovarsi a dovere calibrare la propria cucina in un’equilibrio con quella dei suoi nuovi vicini.
Tagliamo la testa (o il pene?) al toro, dunque: ci sarà ancora spazio per la lasagna in tubetto, per la carbonara liquida (d’altro canto, si sa: l’importante di questi giorni è non piazzarla in un barattolo), per il viagra? La nostra risposta è un democristiano “dipende”: la location, com’è intuibile, “comanda” un menu dalla declinazione più tradizionale, ma d’altro canto allontanarsi da quel filone estroverso, divertente e divertito che contraddistingue il nostro protagonista sarebbe un peccato.
Per avere una risposta definitiva tocca pazientare ancora un poco. Quando, chiedete voi? Fino ai primi di novembre, stando a quanto lasciato trapelare. E la questione Vibe, nel frattempo? Braschi, è bene ricordarlo, è (era?) anche e soprattutto socio, e nelle tasche teneva il 15 per cento delle quote.
Pare che Braschi si sia trovato di fronte alla scelta di dovere rilevare il progetto meneghino nella sua interezza o di tirarsi indietro, di rimescolare le carte, di prendere nuovo ossigeno e ributtarsi in quella vasca di squali che si annida all’ombra della Madonnina. Il dado è tratto.