Si avvicina il giorno della Festa del Ringraziamento per gli amici oltreoceano, che dovranno tuttavia fare i conti un’impennata notevole del prezzo del tacchino: secondo le stime dell’American Farm Bureau Federation (AFBF), infatti, i prezzi si sono alzati del 14% rispetto ai livelli dello scorso anno.
E, chiaramente, il prezzo del tacchino (seppur sia di gran lunga il più ingente) non è l’unico a essere aumentato rispetto al 2020: ripieno, patate dolci, piselli, mirtilli, torta di zucca e altri ingredienti e portate tipiche dell’iconico pranzo del Ringraziamento si è stimato un aumento complessivo del 6,6%. I motivi, come vi abbiamo raccontato a più riprese, riguardano la pressione inflazionistica, l’elevata domanda globale di cibo (e carne in particolare), i rincari alle materie prime e, ultimo ma di certo non per importanza, l’interruzione delle catene di approvvigionamento statunitensi negli ultimi 20 mesi a causa del Covid-19.
Più particolarmente a subire gli aumenti dei costi di produzione (che porteranno chiaramente a un rincaro dei prezzi di vendita) saranno le produzioni locali o più modeste. Stando a una dichiarazione di Butterball, colosso del settore, i giganti della produzione dovrebbero riuscire ad ammortizzare le maggiori spese senza impattare eccessivamente i prezzi di vendita; mentre realtà più piccole non avranno la stessa opportunità. C’è da sottolineare, tuttavia, che tra i risvolti della pandemia emerge una preferenza verso le produzioni locali, che potrebbe tradursi in un mercato comunque equilibrato.