Il nome corretto è carne coltivata ma colloquialmente si usa anche “carne da laboratorio” o “carne sintetica”; mentre la declinazione coldirettiana a cui siamo principalmente abituati è una ben meno lusinghiera “carne in provetta” o “carne Frankestein”. Insomma, chiamatela un pochino come vi pare – l’importante è che tutti, anche quelli seduti in fondo, abbiano presente a cosa ci stiamo riferendo quando diciamo che la Food and Drug Administration (FDA), importante ente governativo USA, l’ha autorizzata per la prima volta per il consumo umano.
Carne sintetica: un oceano di differenza
L’azienda fortunella si chiama UPSIDE Foods, impresa specializzata nella produzione di pollo in coltura cellulare a partire da cellule estratte da animali vivi e poi coltivate in serbatoio in acciaio inossidabile. Fortunella perché, al di là delle mere entrate economiche, potrà vantarsi di essere stata la prima a portare i propri prodotti sul mercato a stelle e strisce – anche se, a onore del vero, occorrerà prima superare le ispezioni del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (d’ora in avanti riassunto in USDA); che seguiranno naturalmente il benestare della FDA.
FDA che, di fatto, ha affermato in sede ufficiale di avere esaminato i dati dell’azienda e di aver concluso con assoluta perizia che i suoi prodotti sono sicuri al consumo per gli esseri umani. Vorremmo, in questo contesto, richiamare la vostra attenzione sulle stesse dichiarazioni dell’ente governativo in questione emesse per l’occasione: “Il mondo sta vivendo una rivoluzione alimentare” hanno spiegato il commissario della FDA Robert M. Califf e Susan Mayne, direttrice del Centro per la sicurezza alimentare e la nutrizione applicata “e la FDA è impegnata a sostenere l’innovazione nell’approvvigionamento alimentare”. Vi suonano famigliari?
No? Beh, non ci stupiamo affatto. A onore del vero tra le dichiarazioni della FDA e l’aria che tira dalle nostre parti c’è un oceano (metaforico ma anche letterale) di differenza. E no, badate bene: il nostro non è un tentativo grossolano di fare dell’esterofilia a buon mercato, ma un semplice paragonare ed evidenziare, commenti e fatti alla mano, delle differenze che non possono (e non devono) restare sepolte nell’indifferenza generale. Ci riferiamo, naturalmente, alla inequivocabile posizione dei personaggi del nostro governo nei confronti della carne sintetica.
Di nuovo – niente esterofilia, per carità. È solo che, con il cambiamento climatico che continua a imperversare (nonostante venga costantemente ridimensionato a una grottesca pantomima dove gli stessi responsabili si fingono benefattori – o li sponsorizzano) e il nostro Paese che esce (o, per buona parte, deve ancora uscire) da un periodo di prolungata siccità che ha messo in ginocchio il settore primario, ci aspetteremmo delle misure concrete, delle proposte lungimiranti, o almeno un atteggiamento un poco più costruttivo che definire “uno schifo” una delle principali risposte a quanto sta succedendo. Invece no: giù di petizioni, di discorsi alla pancia, di tifo – noi, integerrimi e rispettosi della tradizione; contro loro, dissacranti e malvagi. E il mondo, mentre noi tifiamo, va avanti.