Spostiamoci negli USA perché qui c’è stato un attacco hacker contro JBS, azienda che è nota per essere il più grande rivenditore di carne del mondo.
Se pensavate che fosse tutto finito con l’attacco hacker all’oleodotto appartenente alla Colonial Pipeline, vi sbagliavate di grosso. Questa volta la violazione dei sistemi ha interessato questa azienda fornitrice di carne di manzo e di maiale.
Tutto è accaduto domenica scorsa quando l’azienda si è accorta che molti dei suoi server negli Stati Uniti, in Canada e in Australia erano stati bloccati. Così lunedì JBS (che ha da poco acquisito Vivera) aveva annunciato di aver sospeso i sistemi coinvolti in questo attacco. Tuttavia pare che i server di backup siano ancora integri.
Dalle prime indiscrezioni sembra che l’attacco sia stato del tipo ransomware. All’atto pratico gli hacker hanno violato i sistemi di JBS (in aziende come queste i computer si usano a tutti i livelli, fra cui anche quello della fatturazione o delle spedizioni), bloccando le operazioni e minacciando poi l’azienda che avrebbero cancellato tutti i file se non fosse stato pagato un riscatto.
Secondo quanto rivelato dalla Casa Bianca, il sospetto è che l’attacco arrivi da un gruppetto criminale che, con molta probabilità, si trova in Russia. Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, ha spiegato che si stanno impegnando con il governo russo per risolvere la questione. Con una frecciatina: un governo democratico non dovrebbe garantire ospitalità a dei cybercriminali.
Pure l’FBI sta indagando sulla questione. A pagare lo scotto di questo attacco, secondo il gruppo Beef Central, saranno i grandi supermercati o i clienti di grosso calibro come McDonald’s: queste realtà, infatti, hanno bisogno di continue spedizioni di forniture di carne.