Difficile dirlo. Partiamo dalle basi: dichiarare che l‘influenza aviaria abbia avuto un impatto sul prezzo delle uova è un qualcosa di insindacabile. Dati alla mano stiamo d’altronde parlando della stagione epidemica più grave di sempre, con casi ormai ben diffusi anche nei mammiferi e abbattimenti negli allevamenti di pollame che portato all’uccisione di ben oltre 140 milioni di pennuti (un dato, quest’ultimo, risalente a gennaio, e che pertanto potrebbe sottostimare pesantemente le cifre attuali): collegare uno scenario del genere a una minore produzione di uova e a un conseguente aumento dei prezzi è un ragionamento elementare. Stabilire una correlazione statistica, tuttavia, rimane difficile: vediamo insieme perché.
Influenza aviaria e prezzo delle uova: qual è la relazione?
Sull’incremento dei prezzi delle uova ha infatti naturalmente inciso anche la crescita del tasso di inflazione, che da un anno circa a questa parte si è abbattuto con crescente prepotenza sui mercati di tutto il mondo: tracciare un legame statistico tra l’epidemia di influenza aviaria e i rincari, dunque, diventa complicato. La prima traccia per arrivare a potenziali conclusioni giace in ogni caso nel prendere in esame l’incremento su base annua.
I dati Eurostat aggiornati a gennaio 2023 raccontano di un aumento medio del 30,4% nei 27 Paesi che costituiscono l’Unione, con la Cechia che svetta sul primo posto del podio con un rincaro su base annua dell’84,9%. Seguono a distanza di sicurezza Ungheria e Slovacchia, che fanno registrare aumenti rispettivamente del 79,4 del 78,9%. L’Italia occupa le parti basse della classifica, con un incremento di “appena” il 20,8%; seguita solamente da Francia (20,7%), Austria (19,3%), Lussemburgo (18,3%) e Germania (17,9%).
Dati alla mano, è evidente che l’aumento dei prezzi è superiore all’inflazione media registrata nello stesso lasso temporale. Il nostro assunto di partenza è dunque stato confermato: l’influenza aviaria sta impattando sul costo delle uova. A questo punto l’analisi proposta da Il Sole 24 Ore si fa particolarmente interessante: raccogliendo i dati diffusi dallo European Centre for Disease Prevention and Control inerenti al numero di focolai di aviaria registrati negli allevamenti europei tra dicembre 2022 e febbraio 2023, infatti, emerge una correlazione inversa.
A guidare la classifica in questo caso è la Francia con 191 focolai, lo stesso Paese che nell’elenco dei rincari occupava gli ultimi posti; seguita dalla Polonia (88 focolai) che nel contesto dei rincari stava in una posizione di metà classifica (+30,10%). La Bulgaria, invece, con appena un caso segnalato; si era piazzata a un passo dal podio con un aumento dei prezzi delle uova del 72,40%. E l‘Italia? Qui il discorso cambia: anche in questo caso, infatti, il nostro caro e vecchio Stivale occupa gli ultimi posti della classifica, con appena due focolai registrati nei suoi allevamenti.