Uova di gabbiano, gli ambientalisti chiedono che vengano rimosse da “tutti i menu”

Gli ambientalisti stanno chiedendo lo stop alla raccolta e la rimozione dai menu dei ristoranti delle uova di gabbiano.

Uova di gabbiano, gli ambientalisti chiedono che vengano rimosse da “tutti i menu”

Uova di gabbiano – vietare la raccolta e rimuoverle “da tutti i menu”: queste, ridotte all’osso, sono le più recenti richieste degli ambientalisti, preoccupati che tali pratiche stiano danneggiando una specie minacciata e già presente nell’elenco di protezione della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB). Prima di affrontare la questione, tuttavia, è bene aprire una piccola parentesi: nel solo Regno Unito, dal 2019 a oggi, sono state rilasciate licenze per la raccolta di oltre 160 mila uova di gabbiano; con il 2022 che ha visto il numero di licenze scendere al minimo storico di 2500. Un ridimensionamento notevole, ma che secondo gli ambientalisti è insufficiente a garantire la sostenibilità di queste operazioni.

Uova di gabbiano, tra fine dining e influenza aviaria

gabbiano

I dati parlano chiaro, e mostrano che il dibattito sulla effettiva sostenibilità della pratica di raccolta è andato a intensificarsi soprattutto nel corso degli ultimi anni: nel 2019 si contano infatti licenze per il prelievo di 60 mila uova di gabbiano, con l’anno successivo che ha portato a un aumento a 95 mila. Nel 2021, una moratoria ha segnato una radicale inversione di rotta, con il numero di licenze che è calato a 7 mila nello stesso anno e a 2500, come già accennato, nel 2022.

Eppure, come anticipato in apertura di articolo, una tale riduzione potrebbe rivelarsi insufficiente alla luce delle sfide ambientali e sanitarie degli ultimi anni. “Con molte delle nostre specie di uccelli marini sotto la crescente pressione dei cambiamenti climatici, della disponibilità di cibo e dell’influenza aviaria” ha commentato a tal proposito Jeff Knott della RSPB “la raccolta di uova di gabbiano comune è insostenibile, inutile e dovrebbe essere interrotta”.

È bene sottolineare, rimanendo in questo contesto, che i gabbiani sono ampiamente stati individuati come uno dei principali vettori dell‘influenza aviaria in Europa, e considerando che la stagione epidemica in corso è stata riconosciuta come la più grave di sempre è ovvio che le popolazioni selvatiche si trovano a dovere fare i conti con la minaccia di un rapido crollo dei numeri.

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Le operazioni di raccolta delle uova rischiano di esacerbare questo processo, mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle colonie. A tal proposito, è interessante notare che in un articolo scientifico pubblicato nell’ormai lontano 2009 sulla rivista Acta Oecologica ha dimostrato che nonostante la maggior parte dei gabbiani sia solito deporre più uova per sostituire quelle raccolte dall’uomo, si tratta di un’operazione che consuma molta energia, il che porta a un abbassamento del tasso di sopravvivenza dei pulcini.

Lo stesso studio ha anche dimostrato che le femmine costrette a deporre più uova andavano incontro a una riduzione delle sue possibilità di sopravvivenza e di riproduzione futura – senza contare, naturalmente, che nel momento della raccolta diversi esemplari, disturbati dalla presenza dell’uomo, finivano per abbandonare le proprie uova.