Il mondo beve sempre meno. E, badate bene, non lo diciamo (solo) noi, ma i fatti – in ordine sparso: a Monaco, patria dell’Oktoberfest, aprirà il primo Biegarten analcolico; il mercato del vino è denso di segni in rosso e le declinazioni NoLo o dealcolate vanno sempre più forte – e anche e soprattutto le aziende. Una su tutte Pernod Ricard, vero e proprio colosso d’Oltralpe attivo nel settore degli alcolici.
La notizia, nella sua semplicità, non fa che confermare quanto abbiamo accennato in apertura di articolo: Pernod Ricard sta vendendo la maggior parte dei suoi marchi di vino in risposta al calo globale dei consumi. Il gruppo ha già annunciato la vendita di sette aziende vinicole in Australia, Nuova Zelanda e Spagna; e non sono da escludere nuovi e altri tagli.
Chi salverà il mondo del vino?
I numeri, solo accennati nelle righe precedenti, parlano chiaro: le più recenti stime dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV, per gli amici) indicano che il consumo di vino nel 2023 ha fatto registrare il punto più basso degli ultimi 27 anni; e la stessa Pernod Ricard ha subito un calo delle vendite del 7% per le etichette appartenenti alle aziende finite “sul ceppo del boia“.
Sono soprattutto due, come abbiamo discusso più volte in queste pagine, le direttrici che identificano una tale contrazione dei consumi: da una parte la tendenza, già anticipata, ad avvicinarsi alle declinazioni a basso contenuto alcolico coadiuvata da una più spiccata attenzione al benessere fisico; e dall’altra l’ascendente di una congiuntura economica evidentemente negativa che ha portato gli acquisti di questo genere a occupare una posizione sempre più bassa nella scala delle priorità.
“Il disinvestimento (da parte di Pernod Ricard) ha senso dato che il segmento ha sottoperformato già da un po’ di tempo e il mercato globale del vino è ancora in difficoltà” ha spiegato Sarah Barrett, direttore esecutivo di Wine & Spirits Daily. Si tratta di affari, in altre parole: e al momento il terreno è particolarmente arido.
La soluzione? Difficile individuarne una sola, ma c’è una strada che, nelle righe precedenti, abbiamo citato più e più volte: il vino dealcolato o senz’alcol che dir si voglia. I produttori italiani già attivi nel settore sono dell’idea che l’investimento, se ben calibrato, possa rivelarsi remunerativo e interessante: a fare da muro, in questo caso, è in particolare l’atteggiamento del ministro Francesco Lollobrigida, che ha più volte lasciato intendere una chiusura quasi totale all’argomento.