Un’indagine accusa Nestlé di usare trattamenti dell’acqua vietati dagli anni ’90

Nestlé accusata di frode alimentare: il colosso svizzero avrebbe filtrato l'acqua in maniera illegale e continuato a venderla come "minerale naturale".

Un’indagine accusa Nestlé di usare trattamenti dell’acqua vietati dagli anni ’90

L’ombra della controversia si allunga (ancora) su Nestlé. Un’indagine sul trattamento fraudolento dell’acqua minerale, il cui rapporto è stato emanato dalla Direzione generale della concorrenza, dei consumatori e del controllo delle frodi, accusa il colosso di avere utilizzato trattamenti vietati da più di quindici anni. Sul piatto, qualora l’accusa dovesse essere confermata, finirebbe una frode dal peso di oltre tre miliardi di euro.

A finire sotto la lente di ingrandimento sono in particolare tre marchi di acqua – Contrex, Hépar e Vittel; tutte naturalmente parte del portafoglio Nestlé -, per le quali la multinazionale svizzera “utilizza trattamenti vietati almeno dal 2005, per alcuni anche dal 1993, e questo in modo permanente”.

La risposta di Nestlé e il rischio di frode

Nestlé

Médiapart, estata investigativa indipendente d’Oltralpe, ha consultato l’indagine e sottolineato come i trattamenti sopracitati, dovuti alla frequente contaminazione batterica, non siano “conformi alla normativa francese”, e alcuni di essi in particolare non rispondano in alcun modo alle “esigenze di sicurezza sanitaria“.

Perché beviamo acqua in bottiglia? Perché beviamo acqua in bottiglia?

L’indagine, in particolare, menziona l’acquisto di apparecchi UV nel 2005 e l’utilizzo non autorizzato di filtri “almeno dal 2010”, che avrebbe fruttato un guadagno a nove zeri. Scrivono a tal proposito gli investigatori: “La differenza di fatturato realizzata vendendo questi prodotti come acqua minerale naturale invece che acqua resa potabile mediante trattamento è stimata in 3.132.463.297,00 euro per i diversi marchi e relativi periodi di reato”.

L’accusa, in altre parole, è che il colosso abbia filtrato l’acqua in maniera illegale continuando però a venderla come “acqua minerale naturale”, dando corpo a un evidente (seppur, è bene notarlo, ancora potenziale) caso di frode alimentare.

Nestlé, come potrete immaginare, ha fermamente confutato “il metodo di calcolo e la determinazione dei costi comunicati da Médiapart”, sostenendo di avere contattato le autorità competenti nel 2021 proprio per regolarizzare i propri processi e di avere “ritirato i trattamenti in questione” da allora.

Una serie di ispezioni effettuate tra il gennaio del 2020 e il marzo del 2022, però, ha svelato che molte fonti d’acqua erano contaminate da agenti patogeni e batteri eterotropi anche nettamente al di sopra dei limiti legali (fino all’85%; scrive ancora Médiapart).

A dare ulteriore risonanza a tale lettura c’è il fatto che l’’allora ex direttore della fabbrica Nestlé nei Vosgi, in carica dal 2019 al 2023, avesse spiegato come tali dispositivi fossero stati impiegati “su bacini che presentavano derive microbiologiche”, causate in particolare dall’azione del “cambiamento climatico”, che avrebbe ridotto le falde acquifere e incrementato dunque la contaminazione dei suoli. Il quadro, al netto delle dichiarazioni di Nestlé, è comunque controverso: contro il gruppo è stata avviata una indagine preliminare per frode dalla Procura di Epinal.