Unilever è stata ufficialmente nominata “sponsor ufficiale della guerra” da parte delle autorità governative ucraine. La scelta, come probabilmente alcuni di voi avranno già intuito, riguarda la continuità con cui il colosso britannico ha tenuto in vita i propri affari nel contesto russo: a differenza di numerosi marchi occidentali che, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, hanno deciso di interrompere o abbandonare le proprie attività commerciali in Russia, Unilever ha continuato a vedere prodotti “essenziali”. Una situazione che si è aggravata quando, negli ultime settimane, sono emerse prove che la multinazionale ha pagato 331 milioni in tasse al governo russo durante lo scorso anno; e che ora ha raggiunto un punto di rottura con l’entrata in vigore di una legge che obbliga tutte le grandi aziende attive nel Paese a contribuire direttamente al suo sforzo bellico.
Unilever “sponsor della guerra”: l’accusa dell’Ucraina
In altre parole, se la scelta di Unilever di rimanere attiva in Russia aveva in primo luogo attirato una certa antipatia da parte dell’Ucraina, gli eventi più recenti hanno contribuito a elevarla a una sorta di nemico pubblico. L’Ukraine Solidarity Project (USP), ad esempio, si è attivato installando un enorme cartellone pubblicitario fuori dalla sede londinese della multinazionale con immagini di soldati ucraini feriti, sistemati in posa come se fosse una pubblicità della Dove, e con lo slogan “Aiutando a finanziare la guerra della Russia in Ucraina.”
“Unilever sta contribuendo con centinaia di milioni di entrate fiscali a uno stato che sta uccidendo civili e finanziando un gruppo mercenario che sta per essere designato come organizzazione terroristica nel Regno Unito” ha spiegato a tal proposito Valeriia Voshchevska, portavoce di USP. “Rischia che il suo personale e le sue risorse vengano mobilitati nella macchina di Putin. Alcune delle più grandi aziende del mondo hanno già lasciato la Russia. È possibile – dopo 16 mesi di guerra – che il tempo delle scuse sia passato”.
Chiaramente Unilever non è l’unico marchio a fare presenza nella lista degli sponsor della guerra: nei mesi scorsi il governo dell’Ucraina aveva inserito anche aziende come Procter & Gamble (P&G), il più grande produttore mondiale di prodotti chimici per la casa e per la cura della persona, e il gruppo di supermercati francese Leroy Merlin.
“Vogliamo anche essere chiari sul fatto che non stiamo cercando di proteggere o gestire la nostra attività in Russia” ha invece dichiarato Unilever in una nota stampa. “Tuttavia, per aziende come Unilever, che hanno una presenza fisica significativa nel Paese, l’uscita non è semplice”. La multinazionale ha affermato che se dovesse abbandonare la sua attività e i suoi marchi in Russia, questi “sarebbero appropriati – e quindi gestiti – dallo stato russo”. In altre parole, continuare a gestire la propria attività, pur introducendo “vincoli rigorosi”, era l’opzione migliore per evitare che Mosca ottenesse “ulteriori vantaggi”.