Parlare di meteora potrebbe compiacere i bomber da griglia, ma a conti fatti si tratta più delle mera conseguenza della legge del portafoglio. Ma andiamo con ordine: la notizia è che Nestlé e Unilever, rispettivi proprietari dei marchi Garden Gourmet e The Vegetarian Butcher, vogliono scendere dal treno della carne vegetale il prima possibile.
Pericolo deragliamento? Non proprio, bando agli allarmismi. Si può piuttosto parlare di mancanza di fiducia o, forse in maniera ancor più grave, di dati incoraggianti. Stando a quanto riportato da Reuters, ad esempio, Unilever sta cercando acquirenti per il suo marchio veg dopo averlo acquistato appena una manciata di anni fa (2018). La strada, però, è in salita.
Lo stato del mercato e i flop
“Il marchio genera solo circa 50 milioni di euro di vendite annuali ed è in perdita” si legge tra le pagine di Reuters, e dunque “spuntare un prezzo interessante” si sta rivelando faticoso.
E Nestlé, secondo quanto riportato da Start Magazine, naviga in acque analoghe: “L’azienda si è concentrata eccessivamente sulla carne a base vegetale, per poi scoprire che il mercato non era così grande come pensava inizialmente”, ha commentato lo scorso novembre l’amministratore delegato Laurent Freixe. Parole più che eloquenti.
L’idea iniziale era quella di piantare il proprio vessillo in un settore che pareva in grado di promettere fertilità illimitata e che, cosa non trascurabile, strizzava decisamente l’occhio all’alone semantico della sostenibilità, parola chiave che tanto piace. Seguire la scia di marchi come Beyond Meat e Impossible Foods, in altre parole, ma con la consueta potenza di fuoco dei colossi in questione.
La scia di cui sopra ha bruciato fino a consumarsi, a quanto pare. Prendiamo l’esempio di Beyond Meat: azioni con tasso di scambio di 239 dollari nel luglio 2019, taglio di duecento posti di lavoro nell’ottobre 2022, valore delle azioni crollato a 10 dollari e 26 centesimi nel maggio 2023.
Una contrazione dopo una partenza a razzo è fisiologica e comprensibile. A strozzare la parabola di BM, però, è stata soprattutto l’inflazione, il costo della vita impennatosi e mai tornato ai livelli precedenti: la carne veg, già tendenzialmente più cara rispetto alle alternative tradizionale, è rimasta appannaggio di chi può permettersela.
Nestlé e Unilever si ritirano dai giochi, dunque: a spaventarli, evidentemente, un mercato risucchiato dall’inflazione e minacciato dall’ombra di Robert Kennedy Jr, segretario della salute a stelle e strisce, che li ha definiti prodotti “ultra processati”.