Dall’oceano fino al banco di un supermercato, per poi tornare nuovamente nell’oceano: a salvare la pelle (o il guscio, dovremmo dire) di Clementine, la nostra aragosta protagonista, è stato il colore, che le ha permesso di distinguersi immediatamente dal resto dei suoi “colleghi” presso il reparto frutti di mare.
Ve la facciamo breve – Clementine è un’aragosta arancione. Numeri alla mano, si stima che appena un esemplare su 30 milioni sia abbastanza fortunato (termine azzeccato, considerando che le è valso un biglietto di sola andata per la libertà) da vestire una tale variazione cromatica. Ma andiamo con calma: siamo agli inizi di luglio, e la nostra protagonista fa il suo approdo in un supermercato a Long Island, New York.
Ok, ma come mai era arancione?
Il suo colore, come accennato, le ha permesso di distinguersi immediatamente dalle altre aragoste – al punto che lo stesso proprietario del punto vendita ha ritenuto opportuno rivolgersi a un acquario locale per chiedere loro di adottarla. Nulla da fare, però: per sbloccare la situazione sarebbe stato necessario attendere l’intervento di Humane Long Island, un gruppo di difesa degli animali, contattato dal Southampton Animal Shelter.
Il gruppo, anche grazie alla collaborazione del supermercato, è riuscito a organizzare la “missione di salvataggio”, per così dire. “Ci siamo procurati una grande vasca di acqua salata per riabilitarla” ha raccontato John Di Leonardo, direttore esecutivo di HLI. “Poi l’abbiamo portata verso l’oceano e lei ha immediatamente cominciato a cercare del cibo: era pronta a partire non appena ha visto l’acqua!”.
Di Leonardo ha comprensibilmente approfittato dell’occasione per divulgare un appello: “Le aragoste vorrebbero tutte vivere nella natura”, ha spiegato. “Non vogliono bollire in una pentola o stare in qualche acquario angusto”. Una domanda, però, resta inevasa: com’è che la nostra protagonista era arancione?
Tendenzialmente i colori più comuni per gli esemplari in vita sono il marrone screziato o il blu intenso, che poi puntualmente virano verso il rosso vivo quando vengono cotti: l’ampiezza dello spettro cromatico (così come la tonalità “finale”) è dovuta a un pigmento chiamato astaxantina, che è immagazzinato nella morbida pelle nascosta sotto il guscio. La fortuna di Clementine, l’avrete intuito, è stata quella di possederne una quantità tale da essere considerata rarissima – abbastanza da averle permesso di conquistare la libertà, per l’appunto.