Vedetelo un po’ come un Veganuary in formato ridotto, ecco. WWF lancia una sfida a tutti coloro che non si lasciano definire dalla propria dieta, o che comunque hanno lo spirito necessario a metterla (e mettersi? Che sovente, specie quando si ha a che fare con gli abitanti dello Stivale, cibo e personalità s’intrecciano l’un con l’altro) in discussione: una settimana completa – dal 26 febbraio al 2 di marzo, si legge sul sito dell’associazione, ma nulla da temere: si può cominciare e mettersi in gioco anche la settimana successiva, e quella dopo, e quella dopo ancora… – senza mangiare carne.
Al peggio sarà un modo per mettersi alla prova ai fornelli, no? Dietro la (semplice e fattibile, suvvia) sfida di WWF c’è, come i nostri lettori più attenti avranno già intuito, un tema importante e delicato: quello di sensibilizzare sul peso specifico del consumo di carne nel contesto ambientale – la carne di manzo, numeri alla mano, è il prodotto alimentare che genera più inquinamento in assoluto – e stimolare la discussione su metodi e orrori degli allevamenti intensivi.
Una sfida semplice per approcciarsi a un tema complesso
Tema, quello degli allevamenti intensivi, quanto mai caldo – sia per il ruolo che le emissioni da qui provenienti stanno giocando nel contesto padano, soffocato dall’inquinamento; che per l’annuncio di una rivoluzionaria proposta di legge che punta ad avviare un ambizioso piano di riconversione.
A oggi gli allevamenti intensivi sono responsabili del 16,5% delle emissioni globali di gas serra (cifra paragonabile agli effetti dell’intero settore dei trasporti, considerando treni, macchine, aerei e camion) e del 60% delle emissioni dell’intero settore agroalimentare; e consumano fino al 10% dell’acqua dolce del Pianeta e fino al 30% delle terre non coperte dai ghiacci. Al di là dell’immagine, già desolante, veicolata dai dati appena visti, è per di più bene notare che gli impianti intensivi sono funzionalmente delle fabbriche (il termine, credeteci, non è scelto a caso) di morte che dovrebbero anche e soprattutto stimolare serie riflessioni di natura morale ed etica.
Altro capitolo inquietante nel dossier “allevamenti intensivi” è rappresentato dall’antibiotico-resistenza che l’OMS ha recentemente definito “un’emergenza sanitaria globale”, confermato dalle statistiche che rivelano che in Europa si verificano oltre 10mila decessi l’anno per resistenza agli antibiotici, con un terzo di tali decessi che si verificano nel contesto del nostro caro e vecchio Stivale.
L’astensione della carne viene sovente accolta con aspra diffidenza (nelle migliore delle occasioni) o anche feroce rifiuto: la sfida pensata da WWF permette di “bagnarsi i piedi” e fare le proprie valutazioni, in chiave di sostenibilità ambientale ma anche e soprattutto in campo etico. Mal che vada, dicevamo in apertura di articolo, potreste approfittarne per imparare qualche ricetta nuova.