Una dieta vegana può complicare la gravidanza? Uno studio suggerisce di sì

Uno studio danese suggerisce che seguire una dieta vegana possa portare ad alcune complicanze durante la gravidanza.

Una dieta vegana può complicare la gravidanza? Uno studio suggerisce di sì

Che il regime alimentare possa influenzare la condizione di felicità di una gravidanza non è certo nulla di nuovo. Vogliamo dire, possiamo banalmente pensare a quelle regole che tutti sappiamo – o dovremmo sapere – più per intuito che per base scientifica, come che è consigliato evitare di alzare il gomito; o se preferiamo possiamo dare un’occhiata ai risultati di alcuni studi – dal fatto che la dieta mediterranea possa abbassare il rischio di diverse complicazioni alle conclusioni un po’ più buffe, come il sapore amaro del kale che fa piangere i bambini prima ancora che debbano nascere o il caffè che porta ad avere figli più bassi. Per moda, o diversamente per motivi di matrice salutare o etica c’è una domanda, rimanendo in questo contesto, con cui dovremmo però confrontarci: che effetto potrebbe avere il seguire una dieta vegana?

Dieta vegana e gravidanza: parola alla scienza

veganuary

Partiamo con uno sguardo generale – uno studio di recente pubblicato sulla rivista scientifica Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica suggerisce che le donne osservanti una dieta vegana possa incrementare le possibilità di sviluppare la preeclampsia e, numeri alla mano, di mettere al mondo bambini pesanti mezzo chilo in meno rispetto alla media.

I Formaggi vegani non sono proteici I Formaggi vegani non sono proteici

Ecco, partiamo proprio dai numeri: lo studio in questione ha preso in esame i dati di 66.738 gravidanze tra il 1996 e il 2002. Di queste, 65.872 donne si sono identificate come onnivore, mentre 666 hanno dichiarato di essere vegetariane di pesce o pollame (nel senso che escludevano una di queste due categorie dalla propria dieta, ma non entrambe), 183 erano vegetariane e appena diciotto erano vegane.

Sulla base di un questionario somministrato verso la metà della gravidanza, i ricercatori hanno notato che l’assunzione di proteine ​​era inferiore tra i vegetariani (13,3%) e i vegani (10,4%) rispetto ai partecipanti onnivori (15,4%); e collegato un più basso apporto proteico a un peso più basso del bambino al momento della nascita.

Oltre ad avere i bambini in media più leggeri, è anche interessante notare che le donne osservanti una dieta vegana hanno avuto una gravidanza più lunga di 5,2 giorni rispetto alle loro “colleghe”. “Anche l’assunzione di micronutrienti era notevolmente inferiore tra i vegani” hanno commentato gli scienziati “ma quando sono stati presi in considerazione gli integratori alimentari, non sono state osservate differenze sostanziali”.

Per quanto i risultati dello studio possano essere interessanti – anche e soprattutto nell’ottica di una prominenza sempre maggiore della dieta vegana -, è chiaro che il grande limite della ricerca è rappresentato dal fatto che il campione di riferimento era estremamente ridotto. Gli stessi scienziati hanno sottolineato tale insufficienza: “Il limite principale del nostro studio” hanno spiegato “è che il numero di gravidanze vegane era estremamente basso (0,03%; 18 donne) rispetto alla dimensione totale del campione. Inoltre, essere vegani nel 1996-2002 potrebbe implicare abitudini diverse rispetto a coloro che seguono la dieta vegana oggi”.