A San Cristóbal de las Casas, in Messico, si beve più Coca che acqua. Uno dei motivi è che è più facile accedere alla prima che alla seconda, e la colpa è in parte anche della gigantesca multinazionale, che in una zona già siccitosa ha il permesso di estrarre circa 1,14 milioni di litri d’acqua al giorno per l’impianto gestito dall’azienda FEMSA. A ciò si aggiunge il fatto che poco fuori città la comunità Tzotzil praticamente venera la bevanda gassata per eccellenza. In ultimo, ma non per ultimo, i cambiamenti climatici concorrono non poco alla siccità galoppante del territorio.
Dea Coca-Cola, diabete e scarsità d’acqua
San Cristóbal de las Casas è la città più turistica dello stato messicano del Chiapas, ma dietro la bellezza delle sue strade colorate si nasconde un forte disagio sociale: manca l’acqua. Molte famiglie riescono ad aprire il rubinetto solo pochi giorni alla settimana e sono costrette a comprare acqua potabile imbottigliata. O Coca-Cola. Le etichette rosse e bianche della multinazionale statunitense sono onnipresenti in questo angolo di mondo, dove l’azienda di Babbo Natale avrebbe condotto massicce campagne di marketing nella seconda metà del secolo scorso per inserire il proprio prodotto principe sul territorio.
Sembra ci sia riuscita tanto bene da creare un vero e proprio fenomeno religioso, che vede il gruppo etnico indigeno Tzotzil praticare rituali che coinvolgono anche le “sacre” bottiglie. I seguaci di questa corrente attribuiscono alla Coca-Cola poteri curativi, mentre la bevanda non fa altro che incrementare i casi di diabete sul territorio, dove è tra le principali cause di morte.
Alcuni studi suggeriscono che le popolazioni indigene siano maggiormente inclini a sviluppare la malattia, ma di certo l’esorbitante quantità di Coca consumata giornalmente dagli abitanti dello Stato messicano non aiuta (il New York Times parla di due litri di bevande zuccherate al giorno pro capite. Anche se la stima fosse esagerata, qualsiasi altra fonte affidabile è concorde nel dichiarare Chiapas come il luogo in cui si consuma più Coca-Cola al mondo).
E la mega-azienda come si posiziona di fronte a questo sfaccettato problema? Nonostante neghi qualsiasi nesso con i problemi di salute della popolazione locale, Coca-Cola è responsabile del prelievo nella zona di ingenti quantità d’acqua destinate, in varie forme, alla produzione della bevanda. Il gruppo FEMSA, che gestisce il grande stabilimento di Coca-Cola locale, ha accesso all’acqua che la popolazione, invece, non riceve.
La proposta di creare un impianto di potabilizzazione non ha calmato gli animi dei cittadini, che additano Coca-Cola – e altre aziende, come Danone – per l’elevata quantità d’acqua utilizzata a fini commerciali. Intanto, la bibita gassata continua a essere più consumata dell’acqua, anche perché più accessibile.