Trovare soluzioni più sostenibili è una missione impegnativa e obbligatoria – soluzioni che, per inciso, possono sia andare a implementare la catena di produzione quanto l’abito, per così definirlo, del prodotto in sé. Aldi, nota catena di discount d’Oltremanica, ha deciso da ormai qualche tempo di fare da sé; e dopo avere lanciato nei mesi scorsi due bottiglie di vino composte per il 94% di cartone ecco che cala il proverbiale tris con una bottiglia di gin fatta del medesimo materiale.
Non c’è due senza tre, in altre parole: al lancio dei due vini citati nelle righe precedenti – uno Shiraz e un Sauvignon Blanc dal Sud Africa, disponibili per l’acquisto alla modica cifra di 7,99 sterline – Aldi è di fatto diventata la prima catena di supermercati del Regno Unito a lanciare delle etichette alcoliche a marchio proprio con “bottiglia”, e capirete che le virgolette sono doverose, in cartone. L’operazione, stando a quanto lasciato trapelare, è stata un successo: giusto e comprensibile, dunque, che il colosso della grande distribuzione d’Oltremanica voglia misurarsi con un nuovo prodotto che segua la stessa formula.
Dal vetro al cartone: le trovate di casa Aldi
Da qui, dicevamo, il lancio del suo Greyson’s London Dry Gin, disponibile all’acquisto per un prezzo di 13,99 sterline (equivalenti, tanto per intenderci, a poco più di 16 euro) nel suo formato da 70 cl. La caratteristica specifica del prodotto, come ormai abbondantemente accennato, è il suo abito, realizzato di fatto per il 94% di cartone riciclato. Il suo lancio nei punti vendita a marchio Aldi, secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda, è previsto per il 23 di maggio.
Il gin in cartone, se così vogliamo chiamarlo (per una questione di comodità, si capisce), è di fatto cinque volte più leggera di una bottiglia di vetro standard, ed è stata definita dalla stessa Julie Ashfield, amministratore delegato degli acquisti presso Aldi UK, come un “passo significativo verso la promozione del cambiamento sostenibile” per l’azienda inglese.
Così come per le due etichette di vino citate in apertura di articolo (e gli altri esempi di alcolici “vestiti” con abiti di carta e cartone che hanno fatto il loro debutto in tempi ancora precedenti: ricordiamo, tanto per fare un paio di esempi, la bottiglia fatta per il 57% in carta di Absolut Vodka; o ancora la vodka di casa Green Man Spirits imbottigliata nel cartone riciclabile), sarà interessante valutare, in futuro tanto prossimo quanto più remoto, l’effettivo impatto di trovate del genere nel mondo degli alcolici: se la sfida climatica rappresenta ormai un ostacolo pervasivo e notorio alla produzione (in termini di qualità come di quantità, è chiaro: per un esempio lampante è sufficiente guardare alla vendemmia più recente), quanto sarà efficace sfruttare anche la via del packaging per contrastare l’imperversare della volatilità climatica?