Talmente eloquente da non avere bisogno di un commento. Beh, o quasi. I gestori dei chioschi del lungomare di Napoli hanno sfilato per piazza Municipio portando con sé una bara traboccante di taralli, mettendo in scena la cosiddetta “morte del tarallo“. Il destinatario della protesta è il Comune: e il motivo, invece?
È presto detto. I chioschi sopracitati sono di fatto chiusi da più di cinque mesi a questa parte a causa di una serie di irregolarità contestate dalle stesse autorità cittadine. La lettura dei gestori è la seguente: “Da anni paghiamo regolarmente al Comune quanto dovuto e ora per il sindaco, invece, siamo abusivi perché ci viene contestato che i nostri chioschi dovrebbero essere itineranti”. La palla, come si suol dire, è nella metà campo del Comune.
La risposta del Comune
Oltre alla sfilata con la bara molti dei manifestanti presenti si sono incatenati le mani, reggendo un singolo tarallo come se fosse l’ostia, e gridando slogan a difesa del proprio lavoro. “I chioschi” spiegano “sono stati progettati dal 2004 con l’avallo del Comune, così come sono”. Urge una risposta, in altre parole.
Nel pomeriggio la Commissione Trasparenza ha incontrato una delegazione dei legali dei proprietari dei chioschi chiusi nei mesi scorsi e in attesa della pronuncia del Tar prevista per il 23 gennaio. La decisione del Tar, d’altro canto, parla chiaro: i chioschi rimarranno chiusi fino all’udienza nel merito.
“Gli assessori hanno ricostruito la vicenda” si legge nel frattempo in una nota della Commissione riportata dal Corriere, “spiegando che il provvedimento di chiusura muove dalle previsioni del Regolamento per il commercio su aree pubbliche del 2017”. In ogni caso “è ora in corso la redazione di un Piano per la localizzazione dei chioschi e delle edicole”, al quale farà seguito l’apertura dei bandi pubblici. Ma non è tutto: ad alcuni dei titolari in questione furono anche contestati una serie di abusi edilizi e scarichi di liquami in mare.
“Io mi auguro che il Comune possa risolvere la vicenda dei chioschi che hanno sempre svolto in modo corretto la propria attività” ha commentato a tal proposito il deputato Francesco Emilio Borrelli. “Discorso a parte va fatto invece per chi si è allacciato abusivamente a luce e acqua o per chi ha scaricato abusivamente liquami in mare”.