La sensazione di déjà vu è più che giustificata, non temete. Tra gli appelli all’educazione alimentare e lo stato delle mense scolastiche italiane, o se preferite tra il dire e il fare, c’è una contraddizione ormai innegabile. I primi risultati della campagna di controlli a livello nazionale avviata nelle ultime settimane dai Nas parlano chiaro: una mensa su quattro è irregolare.
La lista, come di consueto per indagini di questo carattere, è ampia e variegata; e spazia dalle insufficienze igienico-strutturali – la presenza di insetti o escrementi di roditori su tutte – a quelle che invece riguardano le norme operative, come la mancanza di autorizzazioni, pasti carenti per quantità e anche qualità, assenza di tracciabilità degli alimenti e omessa presenza di eventuali allergeni.
Guai a parlare di “Vaso di Pandora”
La verità, come accennato in apertura di articolo, è che si tratta un po’ del proverbiale segreto di Pulcinella. L’analogo rapporto dei NAS risalente allo scorso anno aveva sottolineato le medesime carenze nella medesima proporzione (vale a dire: una su quattro è irregolare); e appena una manciata di mesi prima (marzo 2023), ancora i Nas avevano evidenziato carenze anche gravi nelle mense di tutto lo Stivale.
E tutto questo, è bene notarlo, senza andare a sporcarsi le mani con la lista dei singoli episodi: il caso più recente è il contagio da salmonella in una mensa scolastica nel comune di Bastia Umbra. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: la contraddizione tra l’appello all’educazione alimentare nelle scuole (condivisibilissimo) e lo stato delle strutture è sempre più lacerante. Ma non divaghiamo.
La più recente campagna nazionale di controlli è, di fatto, tuttora in corso. Le indagini sono state avviate con l’inizio del nuovo anno scolastico e fino a ora hanno coinvolto oltre 700 mense scolastiche di ogni ordine e grado sia pubbliche che private, dalle scuole dell’infanzia agli istituti superiori ed universitari.
I numeri parlano chiaro: sono state accertate 225 violazioni amministrative o penali e irrogate sanzioni pecuniarie per 130 mila euro; nei casi più gravi, 5 gestori sono stati deferiti all’autorità giudiziaria ed è stato disposto il sequestro di punti cottura e delle dispense nonché di 350 kg di alimenti.