Un nuovo studio analizza l’impatto delle bevande zuccherate: il risultato è devastante

Il legame tra diabete, malattie cardiovascolari e le bevande zuccherate dovrebbe essere noto a tutti. Vederlo espresso in freddi numeri, però, è comunque impressionante.

Un nuovo studio analizza l’impatto delle bevande zuccherate: il risultato è devastante

Le bevande zuccherate non fanno bene alla salute. Ecco: una verità più o meno democratica su cui tutti, a volte più per naturale intuito che per evidenza scientifica, potremmo essere d’accordo. Badate bene, però: le evidenze scientifiche esistono eccome.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine stima che il consumo di questa particolare tipologia di prodotti sia responsabile, su scala globale, di circa 2,2 milioni di nuovi casi di diabete e 1,2 milioni di nuovi casi di malattie cardiovascolari ogni anno.

I picchi numerici, come i nostri lettori più attenti avranno forse già intuito, si registrano nei Paesi più poveri o in via di sviluppo. Nulla di nuovo sotto il sole, per l’appunto: ricordate di come Nestlé, per esempio, sia solito vendere latte con più zucchero nei Paesi con redditi bassi?

Chi ha detto Sugar Tax?

bibite zuccherate dolcificanti

I numeri, com’è ovvio, sono più che eloquenti. Nell’Africa sub-sahariana, lo studio ha rilevato che le bevande zuccherate contribuiscano a oltre il 21% di tutti i nuovi casi di diabete. In America Latina e nei Caraibi il tasso sale al 24%, in Sud Africa è del 27,6%, e in Colombia supera addirittura il 48%.

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La spiegazione, fredda e scientifica, fortifica quell’intuizione a cui abbiamo accennato in apertura di articolo. Le bevande zuccherate, spiegano gli autori dello studio, vengono digerite rapidamente, causando un picco dei livelli di zucchero nel sangue accompagnato da un valore nutrizionale particolarmente scarso.

“Abbiamo bisogno di interventi urgenti e basati sull’evidenza per frenare il consumo di bevande zuccherate a livello globale” ha spiegato Laura Lara-Castor, PhD, prima autrice dello studio in questione. L’appello degli studiosi consiste in un’azione declinata su più fronti: campagne mediatiche di salute pubblica, regolamentazione dei materiali pubblicitari e tasse sulla vendita. Aspetta, ma questa dove l’abbiamo già sentita?

Gli autori, con le dovute proporzioni, fanno riferimento a una imposta che assomiglia, per scopo e per modalità, alla tanto paventata Sugar Tax. In parole povere: un’imposta che andrebbe a coprire le bibite con un alto contenuto di zucchero. In Italia Assobibe e alleati sono dell’idea che sia l’Armageddon, e sudano per un rinvio che accade sistematicamente dall’ormai lontano 2019.

“Nei Paesi in cui è stata introdotta con un obiettivo salutistico non ha mai portato risultati” ha spiegato Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, riferendosi alla Tax. Piccolo spoiler: non è vero. Nel Regno Unito la Sugar Tax entrò in vigore nell’aprile del 2018, e nei tre anni successivi si è registrato un dimezzamento netto della quantità di zucchero consumata dai bambini.