“Carbon negative” è un termine che fondamentalmente va a indicare un processo in grado di ridurre in maniera permanente dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Nel contesto della produzione di birra, tale concetto è apparentemente raggiungibile tramite l’utilizzo di orzo coltivato attraverso l’agricoltura rigenerativa e luppolo recuperato – o meglio, questa è la ricetta del birrificio Gipsy Hill, incastonata nel sud di Londra, che ha annunciato di avere prodotto le prime birre “carbon negative” al mondo. Swell Lager e Trail Ale – questi i nomi delle due etichette in questione – avrebbero una carbon footprint rispettivamente di -40gCO2e e -30gCO2e per pinta, secondo le rilevazioni di un’azienda che si occupa di valutare queste grandezze.
Le birre “carbon negative” sono le etichette del futuro?
Per darvi un utile termine di paragone, una tipica pinta di birra chiara commerciale produce almeno 350 grammi di anidride carbonica, mentre la maggior parte delle IPA artigianali hanno una carbon footprint che parte dai 500 grammi e tende a salire. In questo senso, le birre “carbon negative” di Gipsy Hill rappresentano innovazioni decisamente interessanti, anche perché – come sostiene lo stesso birrificio – sono riuscite a raggiungere tale traguardo senza fare affidamento sui più controversi schemi di “compensazione”, che fondamentalmente consistono nel piantare alberi per “compensare” l’anidride carbonica emessa da un qualsiasi processo di produzione.
Quel che è interessante è che, nella loro valutazione, si è tenuto conto dell’intero ciclo di vita delle birre in questione; dalla crescita degli ingredienti fino all’imballaggio e allo smaltimento di quest’ultimo. Come accennato in apertura di articolo, le birre utilizzano orzo rigenerativo certificato proveniente da Wildfarmed, che collabora con gli agricoltori per implementare pratiche rigenerative nella filiera agricola volte a migliorare la salute del suolo, a ridurre la sua erosione e a catturare il carbonio – un processo di coltivazione che, a conti fatti, “sequestra” più carbonio di quanto ne rilasci nell’atmosfera.
Il luppolo è invece ricavato dal materiale rimosso in seguito alla fermentazione di un precedente lotto di birra e riutilizzato in nuovo lotto. Normalmente questi materiali verrebbero gettati via, il che significa che la loro carbon footprint è attualmente pari a zero.
“La buona birra dovrebbe essere priva di sensi di colpa” ha eloquentemente spiegato Sam McMeeken, co-fondatore di Gipsy Hill Brewery, “Le nostre nuove Trail Pale e Swell Lager significano che, per la prima volta, i nostri bevitori possono godersi una pinta sapendo che stanno aiutando a risolvere la crisi climatica”. Non chiamatelo “alzare il gomito”, in altre parole: stiamo salvando il mondo un brindisi alla volta.