I numeri parlano chiaro, e restituiscono un quadro che, ahinoi, conoscevamo già: l’Italia, quando si tratta di obesità infantile, se la cava piuttosto male. Stando a quanto riportato dal più recente rapporto di Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto superiore di sanità, poco meno di un bambino italiano su cinque (il 19%, a essere ben precisi), di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, è in soprappeso e uno su dieci (di nuovo: la percentuale precisa è 9,8%) è invece affetto da obesità.
Capitolo notoriamente dolente, dicevamo, quello dell‘obesità infantile: i dati Istat risalenti pubblicati poco meno di un anno fa, nel giugno del 2023, raccontavano di fatto di come i bambini italiani fossero tra i più grassi d’Europa, con picchi di gravità soprattutto per quanto concerne il Sud e in particolare la Sicilia, dove il 29,4% dei ragazzi soffre di problemi di peso.
L’obesità infantile in Italia: un’occhiata ai ai numeri
Allo stesso tempo vale la pena notare che a partire dalla prima raccolta dei dati, avvenuta nel 2008-09, si registra una significativa diminuzione dei casi di sovrappeso mentre l‘obesità, dopo una prima fase di iniziale decremento, è fondamentalmente andata a spiaggiarsi in una fase di relativa stabilità punteggiata da qualche leggero aumento, come nel 2023.
Il rapporto in questione, presentato nel corso di un convegno nella sede dell’Iss, ha coinvolto tutte le regioni e province autonome e ha arruolato oltre 50mila bambine/i e altrettante famiglie. Gli stessi genitori hanno spiegato che quasi due bambini o bambine su cinque non fanno una colazione adeguata al mattino, che più della metà è solita consumare una merenda abbondante a metà mattinata, che uno su quattro beve con cadenza quotidiana bevande zuccherate che consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno.
È interessante, rimanendo nel contesto delle abitudini di consumo, valutare le conseguenze e gli strascichi della pandemia da Covid-19: dati alla mano, durante il periodo pandemico, i bambini e le bambine hanno aumentato il consumo di snack salati (24%) e cibi dolci (25%) e hanno leggermente diminuito quello di frutta (8%) e verdura (9%); anche se nel rapporto sono emersi anche cambiamenti che potremmo considerare più positivi come un maggiore consumo di pasti in famiglia (39%) e di cibo cucinato in casa insieme a figli e figlie (42%).
Questo “peggioramento” delle abitudini trova una piena risonanza anche lontani da tavola: i dati indicano che un bambino su 5 non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti ai dispositivi elettronici; e allo stesso tempo si evidenzia una riduzione del tempo dedicato al gioco attivo e alle attività all’aperto (44%) e un aumento del tempo trascorso davanti a televisione, tablet o cellulare (53%).
“I dati, pur rilevando un decremento dell’eccesso ponderale infantile dal 2008 ad oggi evidenziano ancora prevalenze elevate di eccesso di peso e stili di vita inappropriati di bambine e bambini” ha spiegato il direttore del CNaPPS, Giovanni Capelli. “Questo può avere implicazioni per la loro salute. Scuola, famiglia, professionisti della sanità e l’intera società possono svolgere un ruolo importante nella prevenzione e cura dell’obesità e nella promozione di stili di vita salutari”.