La telenovela imbastita dagli attivisti di Ultima Generazione che vede come suo malcapitato protagonista Carlo Cracco è giunta alla terza puntata e, come da tradizione per questo tipo di racconto seriale, i suoi autori hanno ormai intrapreso la strada del grottesco.
Nel loro insistere perché il ristorante in Galleria Vittorio Emanuele dell’ex giudice di Masterchef diventi una sorta di mensa della Caritas una volta alla settimana (ogni giovedì, hanno pure già scelto quale giorno), sono arrivati alla terza iniziativa, stavolta dentro il ristorante: entrati con regolare prenotazione, hanno poi iniziato la loro protesta, versando vino sul tavolo e srotolando uno striscione.
Dopo giorni di dignitoso silenzio, però, a quel punto Cracco è intervenuto e, nel racconto degli attivisti, ha sottratto un cellulare a una di loro e si è dileguato, venendo accusato di rapina.
Cos’è successo

Il tutto è iniziato con i tre membri di Ultima Generazione che, dopo aver regolarmente prenotato al ristorante (al Cracco Cafè, immaginiamo), si accomodano e ordinano altrettanti calici di vino. In quel momento, parte la protesta: una delle tre si è alzata in piedi sul tavolo, e un’altra ha srotolato lo striscione che riportava “Il Giusto Prezzo”, e il vino è stato versato sul tavolo, brindando “a questo lusso ingiustificato che noi rinneghiamo di fronte alla fame là fuori”. A questo punto è entrato in sala Cracco, che ha sottratto il telefono alla terza attivista che stava riprendendo l’azione: “la scena è stata surreale. Il telefono, un iPhone 6 del valore di circa 70-100 euro, è fondamentale per il lavoro di Paola”.
Alla richiesta di restituzione, lo chef vicentino ha risposto con un secco “assolutamente no”, e ha continuato ad allontanarsi. Il gruppo prosegue il racconto: «la polizia, intervenuta subito dopo, ha ignorato l’accaduto, nonostante si trattasse di una rapina. Le tre attiviste sono state portate in questura e hanno sporto denuncia contro Cracco per furto. Attualmente, non abbiamo ricevuto alcuna risposta dallo chef”.
In realtà una risposta dalla chef è arrivata, nella forma di una denuncia per manifestazione non autorizzata e violenza privata, ma ovviamente gli attivisti non accennano ad abbassare i toni della questione e invitano i propri follower a sostenere la loro causa scrivendo una mai direttamente all’ex giudice di Masterchef: “mandagli anche tu una email per ottenere un dialogo! Sarebbe così semplice rispondere ad una richiesta simbolica, cogliere un’occasione sublime per lanciare un segnale fortissimo a un paese che affonda. Invece no, Cracco prima sceglie il silenzio, poi decide di romperlo con un gesto da Vero Bullo: rubare un telefono”.
Tra le risposte al post, brilla per eleganza ed equilibrio quella di Chiara Pavan, chef del Venissa: “vi seguo da tanto e condivido sempre le vostre istanze, ma questo accanimento su Carlo Cracco non solo secondo me non ha senso, ma è controproducente per la lotta. Nel prezzo di un pasto da Cracco ci sono stipendi di dipendenti con delle famiglie e stipendi di produttori che lavorano quasi sempre in modo meno impattante a livello climatico, rispetto ai produttori da cui si servono attività ristorative dove i prezzi sono più bassi”.