Se negli Stati Uniti c’è un problema con la pesca delle aragoste, ecco che in UK, invece, le città costiere chiedono a gran voce la verità sulle cause di una moria di pesci e animali marini che ha colpito le loro coste nel 2021, verità su cui le autorità nicchiano.
Tutto è iniziato nel settembre 2021 quando i pescatori della zona del promontorio di Hartlepool, per la prima volta da che avessero memoria, hanno tirato su nasse e trappole quasi vuote. I pochi granchi catturati erano chiaramente malati e sono morti in pochi minuti. Nessuno nella comunità costiera in questione aveva mai assistito a un fenomeno del genere: pochi pesci, pochi crostacei e quei pochi che c’erano erano malati.
Anche altri pescatori della zona lamentavano problemi simili e a terra si accumulavano cumuli di granchi e aragoste morenti, lungo tutta la costa nord-orientale, fra cui anche Redcar, Saltburn e South Gate. A seguire, poi, sono arrivate anche le morie di foche e uccelli marini, mentre i veterinari locali segnalavano un aumento anomalo dei casi di cani che manifestavano nausea e vomito dopo essere stati portati a passeggio sulle spiagge da Scarborough a Seaton Carew.
Le comunità locali, sin dall’inizio, hanno pensato che la causa di tutto potesse essere un problema di inquinamento causato da delle manovre di dragaggio: granchi e aragoste sembravano essere in preda a sintomi neurologici, come se fossero stati avvelenati.
All’inizio era sembrato che il Governo pendesse sul serio la questione la Defra, l’Agenzia per l’Ambiente, aveva promesso di indagare, esaminando campioni d’acqua, sedimenti e granchi, valutando se la colpa di tutto fosse l’inquinamento. Così a febbraio 2022 è arrivata a risposta ufficiale della Defra: le manovre di dragaggio di settembre non avevano smosso i sedimenti tossici del fiume Tees.
O almeno: il report sosteneva che non c’erano prove a sostegno di questa tesi, motivo per cui il dragaggio non poteva essere indicato come causa della moria. Il report terminava, poi, indicando una fioritura algale dannosa come probabile causa.
Ovviamente gli abitanti della zona non sono stati convinti da questa spiegazione. Questo anche perché, pochi giorni prima dell’inizio della moria, la gente del posto aveva notato una nave di dragaggio alla foce del Tees. Inoltre i dati di navigazione rivelano che, a partire dal 25 settembre, una draga di 78 metri e 3mila tonnellate ha eseguito 10 giorni di dragaggio di routine, smuovendo i sedimenti dalla foce del fiume e scaricandoli a poche miglia di distanza dalla costa.
Coincidenze? La gente del posto non lo crede, ma quando ha suggerito al Defra che quella potesse essere la causa, sono stati ignorati. Anzi: la Defra gli ha detto che se non si fidavano del lavoro svolto, potevano sempre farsi le ricerche da soli. E così i pescatori e gli abitanti della zona hanno deciso di prendere in mano la situazione.
Hanno fatto una raccolta fondi e hanno incaricato Tim Deere-Jones, un consulente esperto di inquinamento marino, di indagare sulla faccenda. Le analisi di Derre-Jones, pubblicate anche esse a febbraio, hanno rivelato che non c’erano prove della presunta fioritura algale. Inoltre, esaminando alcuni dei dati del Defra di pubblico dominio, ha notato che nei cadaveri dei granchi raccolti a Saltburn erano presenti elevati livelli di piridina (composto usato per produrre pesticidi e sottoprodotto della produzione dell’acciaio, atività che, incidentalmente, ha diverse fabbriche in zona): questi granchi contenevano fino a 430 mg/kg di piridina, 72 volte il valore del campione di controllo preso in Cornovaglia.
Così i pescatori hanno chiesto al Defra di controllare più attentamente se le manovre di dragaggio non fossero responsabili di questo rilascio di piridina, con la moria causata da una forma di inquinamento chimico. Ma la Defra ha di nuovo negato che questa scoperta fosse di una qualche utilità: è vero che la piridina era stata ritrovata nei granchi, ma non nei campioni di acqua. Così a marzo la Defra ha chiuso le indagini.
Tuttavia i pescatori non sono convinti della spiegazione e percepiscono una certa mancanza di trasparenza nella vicenda. Il fatto è che se venisse accertato che la moria è stata causata dal dragaggio, si avrebbero enormi ripercussioni politiche: in questa zona è attivo un porto assai produttivo che è strettamente collegato alla capacità di dragare il fiume, storicamente uno dei più inquinati di sempre del Regno Unito a causa dei prodotti di scarto provenienti dall’industria pesante che per decenni sono stati qui sversati.
Per questo motivo, nel corso degli ultimi mesi, al Defra sono pervenute numerose richieste di riaprire le indagini, ma il Defra continua a temporeggiare, sostenendo che sia tutta colpa della fioritura algale. I pescatori adesso temono le nuove manovre di dragaggio previste, manovre che dovrebbero durare otto settimane e che dovrebbero smuovere 125mila metri cubi di materiale.
I pescatori, però, non si sono arresi e hanno incaricato le università locali di condurre ulteriori analisi e ricerche indipendenti. Secondo gli attivisti, fino a che non verranno resi noti i risultati di tali indagini, bisognerebbe sospendere i lavori di dragaggio. Anche perché i pescatori continuano a segnalare una carenza di pesce e crostacei che sta mettendo a rischio la sopravvivenza dei residenti della zona.