Il comparto della ristorazione, a causa del Coronavirus, se la passa male non sono in Italia ma ovunque nel mondo: nel Regno Unito, ad esempio, si registrano quasi 30.000 posti di lavoro in meno nel settore, persi nel corso del 2020. Questo dal momento in cui la pandemia di Covid-19 ha causato un aumento del 163% dei licenziamenti rispetto all’anno precedente.
Per la precisione, sono 29.684 i dipendenti che nel corso di questo difficilissimo anno hanno perso il lavoro nei ristoranti di qualsiasi livello, dagli stellati alle catene, secondo i dati presentati dal Center for Retail Research (CRR). Nel 2019 erano state segnalate 11.280 perdite di posti di lavoro in tutto il settore, il che evidenzia un fortissimo aumento delle perdite del comparto a causa dei blocchi imposti per tentare di arginare l’epidemia.
Il CRR ha anche affermato che le chiusure di esercizi commerciali legate al mondo della ristorazione, nel 2020, sono aumentate del 76%, arrivando a un totale di 1.621 locali chiusi, rispetto ai 922 che hanno abbassato definitivamente le serrande nel 2019.
In parte, pesano fortemente i ridimensionamenti e i conseguenti piani di licenziamento di grandi aziende come Pizza Express, SSP Group, Casual Dining Group, The Restaurant Group e Mitchells & Butlers. Ma la crisi non guarda in faccia a nessuno: secondo i nuovi criteri adottati in Inghilterra per le festività, 22.082 ristoranti inseriti nel “livello 4” (un po’ l’equivalente della nostra zona rossa”) sono stati chiusi con la sola concessione del cibo d’asporto.
Il professor Joshua Bamfield, direttore del CRR, ha detto che la pandemia ha accelerato un importante scossone del settore che era già in corso. Insomma, ha fatto scoppiare quella che in fondo era una bolla.
“Il settore ha registrato una rapida crescita dei punti vendita tra il 2014 e il 2017, poiché le catene di successo hanno aggiunto ulteriori filiali, ma spesso i costi sono stati troppo alti e mantenere gli standard di qualità si è rivelato difficile”, ha affermato.
[Fonte: The Guardian]