È allarme in UK per l’aumento del numero di polli contaminati da Salmonella, più precisamente dalla Salmonella infantis. E il guaio è che risultano infette sia le carni crude che quelle lavorate.
I dati dei test realizzati grazie a un’inchiesta del Bureau of Investigative Jorunalism sono stati pubblicati dal Guardian: il giornale ha sottolineato che pare non sia solo la carne di pollo quella interessata dalla contaminazione, ma anche quella di manzo, maiale e mangimi. Il problema è che la contaminazione riguarda una variante multiresistente della Salmonella infantis, capace di creare vere e proprie epidemie di intossicazioni alimentari (a causa di una di queste epidemie negli Stati Uniti una persona è morta).
Non si è ancora ben capito quale sia l’origine di questo focolaio. Infatti alcune delle carni contaminate erano state importate (soprattutto da Irlanda e Ungheria), ma altre provenivano da allevamenti locali. Pare che ormai il batterio sia saldamente radicato nel Regno Unito. Volatili e altri animali si possono infettare in vario modo, tramite mangimi e incubatoi contaminati o anche venendo a contatto con le feci di animali positivi.
Esistono parecchi tipi di Salmonella, ma l’infantis è una di quelle più virulente, capace di provocare intossicazioni alimentari mortali in neonati e anziani. I dati del Regno Unito spiegano che nel 2019 e 2020 circa 400 persone sono state infettate dalla Salmonella infantis, ma si ipotizza che i casi siano più numerosi in quanto non tutti vengono segnalati.
Per ridurre il rischio di infezione è necessario rispettare le buone pratiche igieniche e cuocere bene la carne. Maggiormente contaminata risulta essere la carne cruta, ma purtroppo i batteri sono stati ritrovati anche nei prodotti lavorati.
Una volta che la S. infantis si stabilisce negli allevamenti di un paese, è difficile eradicarla. E in UK è ancora più difficoltoso in quanto per la infantis non c’è l’obbligo di distruzione dei polli infetti.
Inoltre in molti casi si è visto che queste salmonelle erano resistenti alla ciprofloxacina, un antibiotico fluorochinolonico che solitamente viene utilizzato in caso di intossicazioni alimentari e che viene usato anche nell’allevamento di pollame. Cosa che, sul lungo termine, può aver provocato un fenomeno di resistenza batterica (a proposito: qui trovi l’elenco degli antibiotici vietati dall’UE in ambito animale).