Andiamo in UK perché qui la famiglia di una donna allergica ai latticini e morta per uno shock anafilattico dopo aver mangiato un panino vegano (che alla fine non è risultato poi essere così vegano come si pensava) chiede che venga prestata maggior attenzione ai controlli eseguiti sugli ingredienti e sulle etichette dei prodotti alimentari.
Celia Marsh, 42 anni, è morto nel dicembre 2017 dopo aver avuto una reazione anafilattica mortale a seguito dell’ingestione di un panino vegano acquistato in un negozio Pret a Manger di Bath, nel Somerset. Celia soffriva di una grave allergia ai latticini, ma si era fidata di quel panino che veniva pubblicizzato come del tutto vegano, quindi senza latticini. La donna evitava religiosamente tutti i latticini e portava sempre con sé una EpiPen.
Tuttavia, quel panino vegano, non era poi così vegano come promesso: lo yogurt al cocco utilizzato conteneva tracce di proteine del latte. Per questo motivo la donna, dopo averlo mangiato, è crollata in mezzo a una strada trafficata a causa di uno shock anafilattico, morendo poi in ospedale.
Il prodotto in questione era stato fornito dalla Planet Coconut, un’azienda fondata dalla Bethany Eaton. L’inchiesta nata a seguito della morte della donna ha fatto emergere il fatto che l’azienda non aveva condotto alcun test sul prodotto grezzo, realizzato in una fabbrica di Tate e Lyle. L’azienda, infatti, si era fidata delle rassicurazioni della società madre secondo la quale quello yogurt al cocco era privo di lattosio.
Solo che quello yogurt conteneva davvero del lattosio, cosa che ha provocato la morte della donna, così come confermato dal medico legale: la signora Marsh è morta per un’anafilassi scatenata dal consumo di proteine del latte che aveva inconsapevolmente ingerito 15 minuti prima. Quello che è successo è quello: il panino era pubblicizzato come vegano, quindi non doveva contenere nessuna traccia di latte vaccino. Solo che un ingrediente dello yogurt di cocco, l’amido noto come HG1, aveva subito una contaminazione crociata con delle proteine del latte durante la sua produzione.
Pare che il produttore dello yogurt senza lattosio avesse realizzato una documentazione che segnalava questo rischio, ma tale rischio non è stato reso noto ai clienti di Pret a Manger. Adesso la famiglia della donna ha reso pubblica una dichiarazione nella quale sostiene che governo e industria alimentare debbano fare qualcosa per evitare tragedie come queste. Come? Migliorando i test, realizzando un’etichettatura più precisa e potenziando l’assistenza sanitaria.
Il marito dei Celia ha sottolineato che qualsiasi produttore che produce qualcosa che viene poi etichettato come “privo di” deve poi anche assumersi la responsabilità di attivare dei test per assicurarsi che veramente l prodotto sia sprovvisto di questo o quell’allergene. I test devono essere fatti durante ogni fase del processo per assicurarsi che nulla accada.
Il fatto è che le persone che soffrono di allergie alimentari, al momento possono solamente affidarsi a quello che c’è scritto sulla confezione. Ma questo non è sufficiente. Sulla questione è intervenuto anche l’AD di PRet a Manger, Pano Christou, sostenendo che incidenti del genere non devono più succedere.
L’AD ha specificato che, come anche ribadito dal medico legale, Planet Coconut aveva informazioni che avrebbe dovuto trasmettere a Pret a Manger, ovvero il fatto che il loro yogurt Coyo al cocco poteva contenere tracce di latte. Ovvio che se Pret avesse saputo che tale yogurt conteneva del lattosio, non lo avrebbe mai usato come ingrediente.